Ostra Vetere: Ma che male ci sarebbe a limitare i referendum inutili? |
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Giovedì 03 Luglio 2014 18:52 |
Una volta si chiamava “consociativismo”, adesso più pudicamente si chiamano “larghe intese”, ma la sostanza non cambia: maggioranza e minoranza si mettono insieme per fare le riforme. Embè? Che male c’è? Niente, se le riforme hanno un senso e sono utili. Ben diverso se il senso rimane oscuro ai più e i provvedimenti sono, sì, utili, ma non a tutti, bensì solo a qualcuno. Allora non va bene. E quando le cose non vanno bene c’è sempre chi si lamenta: è la democrazia, che si nutre anche di critiche e di dissenso. Guai se non ci fossero le critiche e i dissensi. Non sarebbe più democrazia, se non si potesse dissentire. Ma
stavolta le critiche sono addirittura velenose. E’ il Movimento Cinque Stelle, e anche Fratelli d’Italia, che urlano all’attentato e accusano: “I partiti tolgono ancora potere ai cittadini”. E’ successo che, nella Commissione Affari costituzionali del Senato, che ha ripreso l’esame e il voto delle modifiche al disegno di legge sulle riforme costituzionali, i relatori Anna Finocchiaro del PD e Roberto Calderoli della Lega Nord hanno presentato alcuni emendamenti congiunti per la modifica dell’articolo 71 della Costituzione: per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare serviranno 250 mila firme e non più 50 mila come previsto ora dalla Carta. E molti urlano all’attentato alla democrazia. “montenovonostro” pensa da sempre che la democrazia, pur essendo un sistema politico pieno di difetti, è comunque il migliore di tutti gli altri conosciuti. E quando si parla di diritti dei cittadini che vengono lesi, bisogna valutare molto attentamente il problema: quintuplicare le firme necessarie a far scattare le consultazioni per una iniziativa popolare è tanto, ma è anche poco, tutto sommato. Se davvero l’argomento è importante e sentito, non è certo una grossa limitazione ai diritti dei cittadini elevare le firme ad appena 250 mila, anzi. C’è infatti da tenere a mente che la vecchia norma era stata adottata con la Costituzione settanta anni fa, quando il corpo elettorale era molto più ridotto rispetto a oggi. L’abbassamento dell’età elettorale e l’aumento della durata della vita hanno quasi raddoppiato il corpo elettorale. E allora verrebbe da dire anche che appare fin troppo esiguo il minimo di 500mila firme per l’indizione dei referendum: un limite talmente basso, che provoca reiterate chiamate alle urne anche per motivi modesti, se non talora futili. Come dimostra l’esito di numerosissimi referendum rimasti lettera morta o bellamente aggirati (tipico quello dell’abolizione del Ministero dell’Agricoltura che è stato, sì, abolito, ma solo di nome, poiché è rimasto esattamente lo stesso cambiandogli solo il nome in Ministero delle Politiche Agricole). Starebbe tutta qui l’utilità dei referendum? E anche quella delle proposte legislative di iniziativa popolare? Forse è davvero meglio elevare il numero delle firme necessarie, anche allo scopo di ridurre la colossalità delle spese referendarie ormai diventate permanenti, improduttive e inutili. Ma che male c’è a ridurle un po’, aumentando il numero delle firme necessarie?
da montenovonostro |