Ostra Vetere: Perché mai le liberalizzazioni hanno prodotto tariffe enormemente più alte di prima? |
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Sabato 05 Luglio 2014 18:37 |
Se il primo criterio di ogni azienda sana è quello di avere conti in pareggio, immediatamente dopo il criterio imprescindibile è quello di produrre a prezzi competitivi per conquistare il mercato. Viene allora da domandarsi quale modello economico è stato perseguito in questi ultimi trenta anni se il tanto sbandierato neo-liberismo che avrebbe dovuto estendere il benessere, in realtà è miseramente naufragato sotto il peso della debordante globalizzazione. Le aziende chiudono, sia perché alcune hanno
fallito e altre se ne sono andate, “delocalizzando” le produzioni all’estero. Quelle che restano se le acquistano in svendita gli arabi. E’ evidente che questo modello non funziona: il neo-liberismo sta producendo miseria, al contrario di quello che aveva promesso. Ma il discorso non vale solo per le aziende private produttrici di beni. Riguarda anche gli enti pubblici che producono servizi pubblici. E allora a “montenovonostro” viene in mente una domanda: perché mai le aziende private per non fallire sono costrette a inseguire le conduzioni produttive più convenienti per produrre a prezzi sempre più bassi, mentre gli enti pubblici sfuggono a questa logica continuando a fornire servizi pubblici non sempre migliori, ma comunque a tariffe sempre più onerose? Perché mai le liberalizzazioni introdotte anche nel settore pubblico hanno fatto lievitare enormemente le tariffe che i cittadini sono costretti a pagare? I prodotti delle aziende private non competitivi possono essere rifiutati dal mercato e rimanere invenduti, ma i servizi pubblici in regime di monopolio devono essere accettati così come sono e al prezzo imposto, sempre più salato. Uno studio economico pubblicato oggi ci dice che negli ultimi 10 anni le tariffe dei principali servizi pubblici in Italia hanno subito degli aumenti record: l'acqua dell'85,2%, i rifiuti dell' 81,8%, i pedaggi autostradali del 50,1% e i trasporti urbani del 49,6%. Solo i servizi telefonici hanno subito un calo: -15,9%, mentre l'inflazione è aumentata del 23,1%. Lo rileva uno studio dell’artigianato CGIA di Mestre, che ha preso in esame l'aumento delle tariffe nel periodo dalla liberalizzazione fino al 2013. "Noi - osserva il presidente dell'associazione degli artigiani di Mestre, Bortolussi - non siamo a favore di un'economia controllata dal pubblico. Segnaliamo che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi ai consumatori. In molti settori si è passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi di liberalizzazione. Pertanto, invitiamo il Governo Renzi a monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese". Chi può dargli torto?
da montenovonostro |