In risposta al comunicato di “montenovonostro” sul gioco delle bocce sotto il “murello” dei Giardinetti, un lettore ci ha inviato un suo commento: “Riaprire "il giogo de le bocce" è stata una di quelle cose per le quali, senza pensare a vecchi dissapori, ti viene voglia di dire "Grazie". Grazie per il riconoscimento (ormai postumo) ad un periodo molto lungo durante il quale tanti "personaggi" giocatori si sono succeduti in sfide all'ultima boccia per la supremazia personale, e, tanti altri "personaggi" spettatori hanno dato fondo all'ironia, al tifo, e alle "crude prese in giro" per il divertimento degli altri partecipanti che passavano sugli spalti i loro pomeriggi d'estate. Grazie perché si ammette così l'importanza della tradizione, riconsegnando alla memoria dei Montenovesi "superstiti" una parte importante della loro vita, e, forse, si coglie l'occasione per indicare una nuova strada ai più giovani. Dice: "ma lo richiuderanno presto". Ho sentito dire anch'io così, ma comunque grazie. Le tradizioni nascono in sordina e crescono molto lentamente, vivono a lungo, acquisendo il loro titolo e poi in alcuni casi, altrettanto lentamente per il cambiamento dei tempi, delle condizioni sociali, dello stile di vita, invecchiano e magari muoiono. A Montenovo non è andata proprio così, è bastato che una nuova amministrazione subentrasse alla precedente con un margine di nemmeno 30 voti perché chi si è trovato nella agognata condizione di comandare decidesse con un colpo di spugna che se una cosa era buona per il vecchio
sindaco, non poteva essere buona per il nuovo. Parlo di gente che aveva davanti un futuro di "magnifiche sorti e progressive", che se gli chiedevi di chi era quella frase ti dicevano che l'aveva coniata Occhetto, e che non ha avuto problemi a chiudere dall'oggi al domani il "giogo de le bocce", con tutto quello che rappresentava. Erano certi che "il sol dell'avvenire" bastava da solo ai Montenovesi anche al loro tempo libero. Eppoi, se lo dicevano loro che avevano vinto vuol dire che era vero e le bocce non servivano. D'altro canto erano tempi di inversioni di tendenza radicali, quando le case popolari uscivano dal piano regolatore per essere spostate al centro del paese, nell'unico spazio di aggregazione che sembrava fatto apposta per essere il fulcro della vita culturale-tradizionale-ludica di Montenovo. E anche le piazze venivano spianate in ossequio all'appiattimento totale che avrebbe caratterizzato il lungo periodo di Brunetti sindaco. Bene, l'altra sera in occasione dei giochi in piazza ho incontrato il figlio di Nicola, Giacomo, insieme al Sindaco, e mi sono sentito in dovere di ringraziarli per la nuova attenzione riservata ai "giochi popolari", e ancora, parlando delle bocce ho constatato che a volte la vita è strana e quello in cui ha clamorosamente sbagliato il padre a volte può essere con pazienza e volontà corretto dal figlio. A tutti i giocatori che ricordo con affetto, a Gino del Bordo, al Santolò, a Carlino e a Marco de Betto, a Dante, a Baccoletto, a Cipollini, a Aldo Cenci, al Maresciallo, a Ciuccolì, a Rosorà, a Elso, …..e ai tanti che mi sfuggono, ai "guardiani del bottiglione" che montavano una sentinella rigidissima, a Ottavio, a Davide, a Mariuccio che da sopra sapevano far ridere e incazzare con la stessa facilità…. Buona continuazione del gioco". Niente di più condivisibile poteva scrivere il nostro lettore, che ha rievocato pagine di storia della tradizione montenovese più autentica. Grazie a lui. E grazie anche all'amministrazione comunale per il doveroso atto di riparazione dell'improvvida iniziativa sfascista che trent'anni fa ha orbato Montenovo vero.
da montenovonostro |