Riprendiamo il discorso sull’anonimato cui sono costretti i dissenzienti. E’ storia vecchia quanto l’uomo e Pasquino insegna. Di fronte al potere che comanda utilizzando tutti i mezzi, leciti o meno (spesso facendo diventare lecito ciò che lecito non è, legittimandolo con norme “ad personam”) ai dissenzienti rimangono solo due strade da percorrere: tacere per sempre o parlare di nascosto. Una comunità è davvero libera quando ciascuno è libero di esprimere le proprie opinioni. Naturalmente esprimendole senza insulti, senza inganni, senza rabbia. Così cresce una comunità. Quando invece cresce l’anonimato, evidentemente regredisce la comunità. Di chi la colpa? Talvolta può essere della vigliaccheria dell’anonimo che, nascondendosi, provoca il male altrui con azioni riprovevoli. E questo è deprecabile, né può essere addebitato a chi amministra. Ma se chi è a capo di una comunità non amministra, bensì “comanda”, l’aumento dell’anonimato è indice di una patologia sociale che allarma. Può darsi che ci siano amministratori che “intimidiscono”, nel senso che la loro autorevolezza mette in soggezione i timidi e non certo perché fanno “intimidazioni”. Fin qui non c’è niente di male. Peggio è quando gli amministratori “impauriscono” non nel senso che si mettono paura loro da soli, anche per la loro ombra: vuol dire che non sono adatti al compito assunto, più grande delle loro deboli spalle. Ma se la paura la ingenerano negli altri, allora c’è veramente da tremare. Questa è la deformazione del “mandato” ricevuto per servire, che viene piegato fino a “comandare” ai sottoposti. Ma questa è anche l’anticamera del regime. Guardiamoci intorno: sono troppe le pagine, i profili, i siti, le comunicazioni anonime. Non si era mai vista una cosa del genere in paese, se non durante il periodo sfascista. Non era mai successo né durante la prima amministrazione populista del primo dopoguerra, né durante la successiva amministrazione comunista dei primi anni cinquanta, né durante il trentennio delle amministrazioni centriste. E nemmeno durante le recenti amministrazioni di destra. Adesso in paese suona tutta un’altra musica. Ma è una musica stonata. Rifletta l’amministrazione su cosa c’è che non va e vi ponga riparo, cambiando metodo. Perché così non va proprio.

da montenovonostro