Ostra Vetere: Ottenere giustizia è un diritto e fare giustizia è un dovere |
|
|
|
Venerdì 24 Ottobre 2014 23:03 |
“Giustizia”, ne abbiamo parlato tante volte. “montenovonostro” l’ha scritto fra i suoi tre scopi: “Libertà. Autonomia. Giustizia”. Terzo, ma non ultimo obiettivo. La giustizia deve, prima di tutto, essere una virtù morale, individuale e collettiva. Poi deve essere anche un obiettivo di vita. Praticare la giustizia è un dovere. Ottenere giustizia è un diritto. E la vita di ognuno, sia del singolo quanto quella sociale e collettiva, sarà una vita “giusta” se ognuno, singolo individuo o comunità, avverte contemporaneamente il
dovere di praticare la giustizia e il diritto ad ottenerla. Essere “giusto” è dovere di ognuno, “fare giustizia” è dovere delle istituzioni, “ottenere giustizia” è diritto di tutti, singoli e comunità. Ma quando la comunità è ridotta come è ridotta, “ottenere giustizia”, quando è negata, non è più solo un diritto negato, diventa un dovere perseguirla. Ai diritti si può rinunciare, ma ai doveri no: sono doveri, sono dovuti, non si può rinunciare a fare il proprio dovere. Guai a quella comunità che, anziché praticare la giustizia e addirittura negandola, costringe i singoli a non poter più rinunciare alla giustizia come diritto opzionabile e farla diventare un dovere perseguirla. Può sembrare un discorso duro, questo. E invece è solo la logica conseguenza cui conduce la sconsiderata azione di istituzioni ingiuste e di amministratori ingiusti. Della "giustizia" diede una classica definizione Ulpiano, che visse nel III sec. d.C. e fu uno dei maggiori giureconsulti romani: "Justitia est constans et perpetua voluntas jus suum cuique tribuere" ("La giustizia è la ferma e costante volontà di dare a ciascuno ciò che gli spetta di diritto"). Ma già ben prima, al tema della giustizia veniva dato grande rilievo: nella Bibbia c’è addirittura un libro, quello dei “Giudici”, e anche due versetti del libro di Isaia che se ne occupano: “22 Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, 23 a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l'innocente”. E tremendo il versetto successivo: “24 Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia, così le loro radici diventeranno un marciume e la loro fioritura volerà via come polvere, perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti, hanno disprezzato la parola del Santo di Israele”. Chi ha orecchie per intendere intenda.
da montenovonostro |