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Ostra Vetere: Le poltrone che promettevano di rottamare sono state rifoderate a nuovo PDF Stampa E-mail
Martedì 18 Novembre 2014 21:54

Ostra Vetere Le poltrone che promettevano di rottamare sono state rifoderate a nuovo“montenovonostro” crede che i suoi tre scopi istitutivi (libertà, autonomia, giustizia), siano applicabili non solo in ambito locale ma, esprimendo concetti generali, vadano bene in ogni altro livello istituzionale. E crede che questi tre scopi non siano altro che la puntualizzazione di un più ampio concetto politico, quello della democrazia, cioè l’autonoma capacità di autoregolamentazione della vita di ogni comunità. Ad esempio, pensa che tutti i servizi pubblici debbano essere gestiti con criteri “pubblici”: cioè attraverso i rappresentanti del popolo liberamente eletti mediante mandato temporalmente limitato, seppure rinnovabile per quegli amministratori che abbiano dimostrato di aver bene e fedelmente amministrato la cosa di tutti. Ma questi sono argomenti che, seppure per settant’anni hanno guidato la vita della democrazia italiana, non guidano più le scelte dell’attuale classe politica. Quest’ultima pensa infatti che sia meglio sottrarre pezzi di libertà e pezzi di autonomia al popolo, poco interessandosi se così si sottrae pezzi alla giustizia sociale. Per esempio: un tempo tutti i servizi connessi ai beni pubblici come salute (e quindi ospedali), igiene ( e quindi raccolta dei rifiuti), prime necessità (e quindi acquedotti), istruzione (e quindi scuole), trasporti (e quindi manutenzione stradale e trasporti urbani), controllo del territorio (e quindi vigili urbani), edilizia (e quindi case popolari), eccetera, eccetera, erano gestisti direttamente dagli enti locali, amministrati da rappresentanti del popolo che li eleggevano per cinque anni. Adesso la maggior parte dei servizi pubblici sono stati concentrati e vengono gestiti da enti strumentali esterni agli enti locali, i cui amministratori non vengono più eletti direttamente dal popolo, ma solo dai partiti. Nessuno più controlla, né gli organi amministrativi di controllo e nemmeno quelli giudiziari, salvo i casi sporadici in cui le notizie di reato giungono per altre vie alla magistratura ordinaria e contabile. E mentre si continua a promettere “riforme”, in realtà ci propinano un salto all’indietro di almeno cento anni all’insegna del neo-liberismo rampante che non è più prerogativa solo della destra storica, ma è dato supinamente acquisito anche dalla sinistra quotidiana. Che brutta fine che stiamo facendo: il governo aveva promesso contenimento della spesa pubblica, riduzione della burocrazia e sfoltimento dell’elefantiaco apparato pubblico. Per questo aveva nominato Cottarelli quale “Commissario alla Spending Review”, con un gran brutto neologismo anglofono che a “montenovonostro” non piace neanche un po’ e meno ancora gli piace la parola “commissario”, cioè l’”uomo solo” con poteri da autocrate, in totale contraddizione con il principio di democrazia che è principio pluralistico. Cottarelli doveva indicare i tagli da apportare a quel ginepraio di società partecipate e municipalizzate che stanno strangolando l’economia dello Stato. Ebbene, Cottarelli che il 7 agosto aveva presentato al governo un “programma di razionalizzazione” per ridurne il numero dei carrozzoni pubblici da 8mila a mille nel giro di tre anni, non farà in tempo a vedere il risultato: il commissario ha lasciato l’incarico dopo un anno soltanto e il suo dossier è finito tra i misteri della Terza Repubblica. Nel frattempo la giostra delle nomine non si è mai fermata e le poltrone da rottamare sono state rifoderate. Questa classe politica parolaia e chiacchierona, dopo aver promesso l’abolizione delle Province e del Senato, ha deciso di mantenerli, accontentandosi di abolire solo le elezioni democratiche per la nomina di coloro che continueranno a sedere sulle stesse poltrone. Non saranno più i cittadini a farceli sedere, ma saranno solo i partite (pochi, due o al massimo tre, alla faccia del pluralismo) a sceglierseli fra di loro per perpetuare la peggiore beffa della democrazia: la negazione del voto popolare. Oligarchica anticamera della tirannia.

da montenovonostro

 

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