Dalle istituzioni ci si deve attendere serietà, sobrietà, senso dello Stato. Questo è quello che “montenovonostro” desidererebbe anche dal nostro Comune. Siamo invece costretti a leggere un titolo di una manifestazione organizzata dal Comune, su quale dobbiamo sollevare molte riserve. Non certo per la manifestazione in sé, sulla quale anzi concordiamo in linea di principio, ma su come è stata titolata: “Prendiamo a pugni la violenza sulle donne” nella domenica 23 novembre, presso la Palestra Comunale, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tanti altri Comuni e istituzioni vicine e lontane hanno programmato analoghe iniziative, basti ricordare: - il Comune di Corinaldo che per mercoledì 26 novembre ha programmato l’incontro “In rete contro la violenza”; - il Comune di Ostra che ha chiesto al Dirigente scolastico e alle insegnanti di parlare
del significato di questa giornata nelle scuole di ogni ordine e grado; - i commercianti di Ostra che per il 25 novembre espongono sulle vetrine e all’interno dei loro esercizi una locandina con i riferimenti del centro anti violenza più vicino che è la Casa delle Donne di Jesi; - il Consiglio delle Donne di Senigallia che per la mattinata di martedì 25 Novembre ha proposto la rappresentazione teatrale “Finchè morte non ci separi” ospite presso le classi quinte del Liceo Scientifico “Enrico Medi”; - il Comune di Trecastelli (Ripe, Castelcolonna, Monterado) che martedì 25 novembre presso il Villino Romualdo alle ore 18.30 ha promosso un incontro–dibattito sulle donne e la loro condizione nella società contemporanea; - l’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Senigallia che ha organizzato nella giornata di martedì 25 novembre alle ore 21.00 presso la saletta dell’Ex Ostello di via Marchetti 73 un incontro con tutte le associazioni femminili della città; - l’associazione artigiana Cna Impresa Donna di Senigallia che ha proposto 179 secondi di silenzio a mezzogiorno in tutte le sedi dell'associazione e delle imprese; - i Giovani Democratici di Senigallia che già l’anno scorso ha organizzato un’iniziativa dal titolo “Fermare il femminicidio” coinvolgendo esponenti politici e della società civile; - a Pesaro il Soroptimist International che ha predisposto l'App “ S.H.A.W.” ideata per la sicurezza delle donne ma anche pensata e realizzata per rispondere alla richiesta di informazioni e strumenti efficaci per la prevenzione; - la stessa Regione Marche che con l’assessore ai Diritti e Pari Opportunità Paola Giorgi ha promosso una serie di iniziative per i 5 Centri Antiviolenza (CAV), 2 Case di Accoglienza e 1 Casa di Emergenza che si avvale anche del contributo della Protezione civile regionale. Queste solo per citarne alcune. Ebbene, “montenovonostro” concorda pienamente con tutte queste iniziative, ma deve purtroppo rilevare che il Comune di Ostra Vetere ha invece organizzato lo spettacolo sportivo “Prendiamo a pugni la violenza sulle donne”. Non abbiamo niente da ridire sullo spettacolo, lo ripetiamo, ma non concordiamo affatto con quella inopportuna titolazione. Nessun’altro Comune, istituzione o ente ha adoperato un titolo così. Che cosa significa “Prendiamo a pugni la violenza sulle donne”? Non è forse un esplicito invito, quasi una sobillazione a opporre violenza a violenza? “Prendiamo”, usando la prima persona plurale del verbo, significa che i promotori intendono coinvolgersi e coinvolgere anche noi in una iniziativa aggressiva, usando appunto i “pugni” contro altri aggressori. Ma tutti sanno che due torti non hanno mai fatto una ragione. Tutti sanno che in uno Stato di diritto a nessuno è lecito usare la violenza, nemmeno per nobili motivi. E che a nessuno è lecito sobillare azioni violente. E’ lo Stato che dove “prevenire” e, se necessario, anche “reprimere” come in questo caso, ma non possono e non debbono farlo i singoli con una violenza privata. Soprattutto non può essere una istituzione a infrangere ogni sano concetto di “Stato di diritto”, non può sobillare nessuno a farsi giustizia da solo, sostituendosi allo Stato. Così si pubblicizza il ritorno alla giustizia privata, al “dente per dente”, alla “legge del taglione”, alla giustizia sommaria e anarchica. No, non è questo il messaggio che può essere tollerato dai rappresentanti delle istituzioni. Tu non puoi propagandare queste idee: caro Memè, hai sbagliato a mettere quel titolo, hai sbagliato gravemente. Tu non può sobillare la gente a farsi giustizia da sola. Contro la violenza sulle donne deve intervenire lo Stato, non i tuoi pugni, né quelli di nessun’altro, né puoi chiedere che usino i pugni i nostri concittadini o addirittura noi. No, noi non adoperiamo pugni, siamo contro la violenza, contro ogni violenza, anche quella parolaia cui tu e voi fate ricorso. E’ un messaggio sbagliato e grave, il tuo e vostro. Vorremmo augurarci che questa imperdonabile caduta di stile sia, appunto, solo una caduta di stile e che ai risvolti interpretativi, più sopra illustrati, tu non abbia fatto doverosa attenzione e che quel titolo sia stato prodotto solo per leggerezza. Ma da te ci si attende qualcosa di più: “serietà, sobrietà, senso dello Stato”, come abbiamo detto all’inizio. E invece quel titolo manca proprio di “serietà, sobrietà, senso dello Stato”. Dov’è la serietà, in quel titolo? Dov’è la sobrietà? Dov’è il senso dello Stato? Se non chiarisci subito questa vicenda, Memè, quantomeno ammettendo la leggerezza, alimenti il sospetto che questa mancanza di “serietà, sobrietà, senso dello Stato” nasconda, in realtà, proprio l’essenza di un tuo e vostro preciso modo di pensare, la radice di una tua e vostra concezione ideologica che si nutre ancora di un ribellismo mal digerito e, purtroppo, preoccupante. Altrimenti si alimenta lo “sfascismo”.
da montenovonostro |