Ostra Vetere: Figli e figliastri di uno Stato pasticcione e discriminatore |
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Martedì 25 Novembre 2014 21:48 |
“montenovonostro”, lo ha detto, assume a suo scopo istitutivo il criterio della “giustizia”. Vediamo un po’ meglio che cosa si intende con questa parola. La giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani nei comportamenti personali, per il cui esercizio deve esistere un codice dei comportamenti non ammessi e una struttura giudicante conseguente, con funzione istituzionale e quindi pubblica. Esiste poi un senso della giustizia naturale, innata, che impegna ogni singolo individuo a tenere
comportamenti rispondenti a senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo, diventando così virtù morale privata, non codificata nè istituzionalizzata. Nell’uno e nell’altro caso, la giustizia si traduce comunque in un dovere e in un diritto che coinvolge tutti: la giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto. La negazione della giustizia è l'ingiustizia, con diversi gradi di gravità della sua realizzazione a danno di una o più persone. In ultima sintesi: “la giustizia è uguale per tutti”, come è scritto in ogni aula di tribunale. Ma queste belle enunciazioni non sembrano essere più pratica coerente in questo Stato pasticcione e discriminatore che, anziché fare giustizia uguale per tutti, sempre più spesso discrimina tra “figli e figliastri”. Esempio clamoroso viene offerto ora anche in sede di discussione della cosiddetta “Legge di Stabilità” che interessa i Comuni. Uno degli 11 emendamenti del governo al ddl Stabilità depositati in commissione Bilancio alla Camera prevede che i Comuni, nati dal 2011 in poi a seguito di fusioni, dovranno rispettare il patto di stabilità interno solo dal quinto anno in poi. In altre parole, ai Comuni che vendono la loro autonomia istituzionale e si fondono fra loro è consentito “spendere e spandere” per un quinquennio, mentre tutti gli altri dovranno attenersi a regole più parsimoniose. E’ evidente la disparità di trattamento. E’ evidente che siamo di fronte a una discriminazione vessatoria fra figli e figliastri. E’ evidente il sottinteso “ricatto” economico-finanziario. E’ evidente che così viene leso il principio della “giustizia uguale per tutti”. E’ evidente che, oltre a ledere il principio della “giustizia”, qui si sta ledendo anche altri due principi cardine: “libertà” e “autonomia”. Oltre a fare “ingiustizia”, qui si sta attentando alla “libertà” della scelta, dicendo di “premiare” chi si fonde, in realtà “penalizzando” chi non vuole fondersi. E così si colpisce anche il cuore stesso della difesa della “autonomia”: chi rinuncia alla “libertà” viene coccolato, chi vuole fieramente difenderla ne riceve un danno. Ci fa venire in mente una ben nota pratica forzata di conversione musulmana: conquistato il potere, gli arabi di Maometto conquistavano anche le coscienze con una conversione forzata: chi voleva rimanere ostinatamente cristiano aveva diritti civili ridotti e doveva pagare una tassa in più, la “jizya”, in ogni caso più gravosa di quella dovuta dai musulmani. Alla faccia della giustizia. Più o meno così ci ridurranno in Italia? A figli e figliastri?
da montenovonostro |