Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso da Capo dello Stato. E’ stata una decisione annunciata fin dal suo reinsediamento dopo la rielezione del 20 aprile 2013. E’ stata una decisione apprezzata da molti ma criticata da alcuni. E in entrambi i fronti contrapposti si registrano ulteriori posizioni antitetiche: ci sono molti che apprezzano incondizionatamente il suo operato e altri che apprezzano il fatto che si sia deciso ad andarsene, finalmente; così come tra i critici ci sono molti che non condividono la scelta “precipitosa” e alcuni che la considerano invece "tardiva”. Molti di più i giudizi positivi, ma molto più “feroci” i giudizi "negativi”. Non sta a “montenovonostro” entrare nel merito di una analisi politica complessa, se non complicata. Ma anche noi siamo cittadini dello Stato e perciò abbiamo il diritto-dovere di prendere atto dellle sue dimissioni, ma anche di esprimere una nostra sommessa valutazione sul complesso del novennio presidenziale che ora si conclude. Certamente abbiamo apprezzato il rigore istituzionale del Presidente che, pur da uomo di parte qual’era, inizialmente durante gli anni giovanili nel Gruppo Universitario Fascista e poi, dal 1944 avendo militato lungamente come uno degli esponenti moderati di maggior peso nei partiti di sinistra dal PCI, di cui è stato uno degli esponenti storici della corrente della "destra" riformista del PCI, poi nel PDS e infine nei DS, nonché deputato pressoché stabilmente dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi di nuovo dal 1999 al 2004, e senatore a vita dal 2005 (nominato da Carlo Azeglio Ciampi) fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica. Napolitano vi è rimasto in carica dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015 in un periodo che ha visto rovesciarsi sull’Italia ogni malanno possibile, particolarmente quello che negli ultimi anni ha visto accanirsi sugli italiani una crisi economica senza precedenti della storia della Repubblica. Di certo una situazione condizionante che ha orientato le scelte politiche di quest’ultimo triennio, da quando il 9 novembre 2011 ha nominato Mario Monti senatore a vita e tre giorni dopo gli ha  affidato l'incarico per la formazione di un nuovo governo, per il quale il ruolo del Capo dello Stato è stato rilevato come di primario impulso, tanto che, in un editoriale del 2 dicembre 2011, il New York Times attribuiscì al Presidente Napolitano il soprannome di "Re Giorgio", con un chiaro riferimento a Re Giorgio VI del Regno Unito, per la sua «maestosa» difesa delle istituzioni democratiche anche al di là delle strette prerogative presidenziali e per il ruolo da lui svolto nel passaggio dal governo di Silvio Berlusconi a quello di Mario Monti, anziché sciogliere le Camere e precedere alle elezioni politiche anticipate per restituire al popolo la legittimità delle più alte scelte politiche. Per tutto ciò che Napolitano è stato e a fatto prima di quel momento, “montenovonostro” somma convintamente il proprio plauso e ringraziamento a quello di tanti per Napolitano. Quel che purtroppo è successo dopo, in questi ultimi tre anni, è sotto gli occhi di tutti.

da montenovonostro