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Ostra Vetere: “Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo” PDF Stampa E-mail
Martedì 27 Gennaio 2015 17:46

Ostra Vetere Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”   Conclude sconsolatamente il suo articolo “Economia 2015, un anno di belle speranze e poca sostanza” l’economista Filippo Astone sul settimanale “Tempi” dello scorso 25 gennaio 2015: “Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”. E’ un articolo lunghissimo, raggiungibile all’indirizzo internet (http://www.tempi.it/2015-un-anno-di-belle-speranze-e-poca-sostanza-ecco-perche-le-riforme-di-renzi-non-ci-aiuteranno-a-crescere#.VMegfCyQdv8), che ci ha impressionato e del quale riportiamo la parte iniziale e quella finale. Ecco quella iniziale: “Come andrà l’economia nel 2015? Ci saranno un po’ di posti di lavoro in più? Staremo tutti meglio o peggio? I ragazzi avranno qualche speranza o saranno costretti a emigrare? E se resteranno qui, li attende un’esistenza perennemente precaria? E gli affitti? E la spesa? Ce la faremo a farla o dovremo ancora tirare la cinghia? Altro che presidenza della Repubblica, abolizione del Senato, agibilità politica di Silvio Berlusconi e compagnia bella. I temi che davvero interessano alle famiglie italiane sono questi. Tutto il resto, alla fine, è noia”. Segue poi una lucidissima e documentata analisi economica sull’attuale situazione italiana e sui barcollanti interventi legislativi voluti dal governo Renzi. Ed ecco infine la parte finale: “Il sospetto (forse la certezza) è che si voglia trasformare l’Italia in un paese che compete non grazie al valore aggiunto dei suoi prodotti di qualità, ma al costo del lavoro più basso. Prima che sia troppo tardi. Le “riforme” del suo governo (Renzi, n.d.r.) sono solo un gigantesco rimescolio di carte finalizzato a conquistare il consenso di elettori poco informati e zero consapevoli, lasciando in realtà le cose come stanno. Tutto il gioco del Jobs Act e degli incentivi, purtroppo, non crea nuovi posti di lavoro. Le aziende assumono nuovi lavoratori non se questi costano meno, ma se hanno del nuovo lavoro da far svolgere loro. E il lavoro si crea con nuovi prodotti (resi possibili, non ci stancheremo di ricordarlo, soprattutto da significativi investimenti pubblici e privati in istruzione, ricerca e sviluppo) e nuovi mercati. Senza questo, le assunzioni fatte col Jobs Act saranno le stesse assunzioni che ci sarebbero comunque state, ma vestite diversamente, e con zero tutele reali. Purtroppo, il governo non ha fatto niente per supportare le imprese nel lancio di nuovi prodotti e nella creazione di nuovi mercati. Ha solo agito per diminuire il valore reale dei salari nel medio e lungo periodo e per facilitare i licenziamenti individuali. Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”. Concordiamo su molte parti dell’analisi dell’economista Astone, che, come dice di se stesso, è “laureato in Scienze politiche con una tesi sul Governo mondiale. Dal 2000 faccio parte della redazione del Mondo, settimanale di economia allegato al Corriere della Sera, per conto del quale seguo le vicende dei grandi gruppi industriali italiani”. Ma ci pare di dover fermare l’attenzione sulle due frasi conclusive delle due distinte parti dell’articolo che abbiamo riprodotto e che sono le seguenti: “Tutto il resto, alla fine, è noia” e la conclusiva “Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”. Non comprendiamo, però, come Astone si sia lasciato andare alla lepidezza di un verso di una discussa canzone di quarant’anni fa del discusso cantautore Califano che conclude discutibilmente la prima parte dell’articolo. No, Astone. Non è noia. E’ un dramma. Civile, sociale ed economico: esattamente come dimostra l’articolo. E allora perché rovinarlo con un luogo comune ultradatato, che si attagliava forse a quell’epoca della metà degli anni ‘Settanta, quando una parte canterina e gorgheggiante, ma poco lungimirante, della società davvero si annoiava godendo spensierata il benessere raggiunto durante gli anni del balzo economico. Quel tempo di noia per qualcuno non c’è più per nessuno: da trent’anni la ruota gira a folle e la discesa agevole e spensierata degli ultimi decenni si sta trasformando negli ultimissimi anni in un precipizio spaventoso. Altro che noia: è davvero un dramma, come dimostra la frase conclusiva della seconda parte “Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”. Questa è la frase vera, quella che ci mette paura, che non fa dormire sonni tranquilli per noi e per i nostri figli. E allora bisogna fare qualcosa: non attendiamoci niente dal governo parolaio, né possiamo attenderci niente dall’inconcludente amministrazione locale. Né in alto, né in basso questa sinistra chiacchierona e sfascista sarà capace di fare qualcosa, purtroppo, se non assecondare supinamente lo sfascio del sistema e quello del paese. Montenovo negli anni Settanta-Ottanta era la “piccola Milano” della Valmisa. Aveva grandi energie, allora. Aveva una grande potenzialità economica e produttiva. Aveva una grande tecnologia e spirito di impresa. Aveva tante attività economiche e produttive che giravano al massimo. Aveva un futuro spalancato davanti a sé, grazie a una classe di imprenditori lungimiranti e capaci. Era davvero la “piccola Milano” della Valmisa e i figli di quegli imprenditori cantavano improvvidamente la “noia” di Califano, tanto erano gonfi di benessere. Che non c’è più da troppo tempo. Da trent’anni di declino e di abbandono all’insegna della “noia”. Ecco come siamo ridotti oggi: a tremare per il futuro. Dobbiamo fare qualcosa noi, adesso, prima di risvegliarci dolorosamente domani, gridando oggi tutti insieme: “Montenovo rialzati!”. Altrimenti davvero avrà ragione Astone che predice: “Quando il paese si sveglierà e se ne accorgerà, sarà dolorosissimo”.

da montenovonostro

 

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