Ostra Vetere: Premio al giusto e pena all’ingiusto |
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Lunedì 09 Marzo 2015 17:13 |
“E’ principio di Giustizia che ognuno debba avere quello che si merita: premio il giusto e pena l’ingiusto”. Lo diceva già Platone, vissuto in Grecia 2400 anni fa e lo argomentava più tardi Seneca, il grande scrittore e filosofo latino vissuto a Roma quasi 2000 anni fa, che fu tra i massimi esponenti dello stoicismo romano, poi condannato a morte dal sanguinario Nerone, di cui era stato precettore e consigliere prima che degenerasse. L’orrenda fine di Seneca può sembrare una contraddizione con i suoi principi. Credere nei principi è quindi un rischio, ma che tuttavia vale la pena di correre. La giustizia arriverà. Se non di qua, almeno di là. Ciò non toglie che ognuno abbia il dovere morale di affermare e praticare la Giustizia anche di qua.
La stessa Bibbia, sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento, dedica molto spazio alla Giustizia: il rapporto tra Dio e il popolo d'Israele poggia sulla giustizia che si configura come un diritto e un dovere: il diritto di YHWH è il dovere del popolo e dei suoi membri. Per tutti questi motivi “montenovonostro” ha posto, fra i tre princìpi cardine della sua azione, anche la GIUSTIZIA. Non per sé, ma per tutti. Affermare e praticare la Giustizia significa anche dire sempre la verità. Quando fa comodo, ma anche quando fa scomodo. Ma non solo “dire”, ma anche “fare”. E “fare” giustizia comporta anche “dare” il premio al giusto e la pena all’ingiusto. Certo, è ben facile dare il “premio al giusto”: si guadagna consenso e il successo, seppure non sempre la riconoscenza, mentre dare “la pena all’ingiusto” è doloroso, non fa guadagnare consensi, crea nemici, procura ritorsioni. Cioè, purtroppo, fare giustizia dando pena all’ingiusto procura ingiustizie. Per fare giustizia a tutti, ci si rimette in proprio. Di fronte a questo risultato gli omuncoli scelgono la convenienza propria e stanno alla larga dalla giustizia. Ma gli uomini veri, coloro che hanno il senso dello Stato e della comunità, affrontano il rischio e si comportano con rettitudine, pur con quello che ne consegue. La sventura è un falso male, poiché Dio Padre ha dato all’uomo la forza morale per sopportarla. Se non ci fossero uomini retti e moralmente probi, l’ingiustizia dilagherebbe e non ci sarebbe più giustizia per nessuno, né per i pavidi e né per i forti, né per gli opportunisti e né per i generosi, né per i reprobi e né per i probi. Cioè, succederebbe ciò che sta accadendo in questa nostra squinternata società al tracollo in un’epoca di angoscia, nella quale traboccano cattivi esempi proprio da coloro che dovrebbero essere i più retti, i più probi: gli uomini pubblici, i pubblici amministratori. Perché? La risposta è una sola: perché tutti inseguono i “diritti” (che spesso sono solo i propri miseri interessi) e nessuno pratica più i “doveri”. La Giustizia, invece, è tale quando l’equilibrio dei diritti e dei doveri mette tutti su un piano di parità, come è giusto e doveroso. Per tutto questo lavora “montenovonostro”, convinto che sia sempre necessario dare il premio al giusto e la pena all’ingiusto. E chi vuole, ci aiuti e aiuti la comunità a praticare la Giustizia.
da montenovonostro |