Ostra Vetere: Jè la farèmo a salvà’ la ghìrba? |
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Sabato 21 Marzo 2015 16:39 |
Da piccoli sentivamo spesso una frase incomprensibile: “Emo salvàdo la ghìrba”, detta da coloro che avevano fatto la guerra o erano finiti nei campi di concentramento. A furia di sentircelo dire abbiamo capito che con quella perifrasi un po’ colorita intendevano dire che, per fortuna, si erano salvati, avevano salvato la pelle. Avevano traversato esperienze terribili, al
fronte, sotto i bombardamenti, prigionieri in Russia o nei lager nazisti: orrori indescrivibili dai quali avevano disperato di scampare, inorriditi dalla violenza, dalla fame, dalle malattie, dalle privazioni, dalle ferite, dalle mutilazioni. Era la guerra. Terribile. Devastante. Poi la pace, la libertà, il progresso, il benessere. E adesso una nuova insoddisfazione. Il lavoro che non c’è, lo spettro della recessione, le paure per il futuro. E di nuovo l’orrore delle esplosioni, degli attentati, delle bombe. Tunisi, Libia, Siria, Iraq. E ancora timori che possa succedere di tutto e di più. Oggi sono tornate le salme dei nostri connazionali periti nella strage di Tunisi. Non tornano ancora i tanti feriti rimasti laggiù, oltremare. E il Ministero degli Esteri ha deciso di alzare il livello di guardia presso le ambasciate all’estero, mentre il Ministero degli Interni ha deciso il “rafforzamento del dispositivo di sorveglianza per la possibilità di un "atto emulativo", con una direttiva che richiama "l'irruzione di persone con armi da fuoco al museo del Bardo" di Tunisi", non potendosi escludere che la circostanza possa determinare un'azione anche a carattere emulativo". Parole felpate, circonvolute, da diplomatici. Tradotto significa: “Attenti agli attentati”. Cosa rispondere,allora, se non con una domanda vecchia di ottant’anni: “jè la farèmo a salvà’ la ghìrba?”.
da montenovonostro |