Ostra Vetere: L’Aventino privato dell’onorevole dimissionario |
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Lunedì 20 Aprile 2015 21:07 |
“Dal 1 settembre mi dimetto dal Parlamento. Non mi dimetto dalla politica ma da questo Parlamento”. Così Enrico Letta ha annunciato alla trasmissione di Fazio “Che tempo che fa” la rinuncia al suo posto da deputato e anche alla pensione che ne verrà. “Voglio vivere del mio lavoro”. Che sarà anche quello di guidare la prestigiosa Scuola di Affari Internazionali,
facoltà di Scienze Politiche, a Parigi. Letta, assente da un anno e tornato per presentare il suo libro “Andare insieme, andare lontani” ha spiegato anche i retroscena minimi delle dimissioni. Ha confidato di averne parlato con il Presidente della Repubblica, non con Matteo Renzi che “lo saprà stasera, come molti nel PD, ma non sarà un problema, #siamosereni nel nostro rapporto”. Si consuma così l’Aventino privato dell’ex capo del governo Enrico Letta, sfiduciato, anzi costretto ad autosfiduciarsi dal rampantismo renziano poco più di un anno fa. “Quel cambio di governo era inaspettato e non solo per me”, ha spiegato Letta. “Ma io sono sereno, adesso”. E strappa l’applauso del pubblico. “E’ stato un anno in cui ho potuto pensare a lungo e ho capito che ho ricevuto tanto e che il mio futuro può restituire qualcosa. Non provo alcun rancore, non c’è tentativo di rivincita personale. Non c’è nel libro e nel mio pensiero. Io propongo un punto di vista diverso da un certo conformismo oggi imperante”. E poi l’affondo, sempre con toni garbati, ma tagliente. “Riforme? Certo che servono. Ci sono però cose per cui dovrebbe essere protagonista il Parlamento e non il Governo, che dovrebbe solo accompagnare le riforme istituzionali. Serve consenso ma bisogna anche convincere le persone. Il contrario dell’immobilismo non è il dirigismo”. Messaggio chiaro, destinato all’esecutivo di Matteo Renzi. E così Letta “si ritira sull’Aventino”. Si chiamò Aventino, con un richiamo alla storia romana, la secessione parlamentare che i deputati antifascisti attuarono il 27 giugno del 1924 abbandonando i lavori del Parlamento e si rifiutarono di entrare in aula, fino a quando non fosse stata abolita la milizia fascista e ripristinata l'autorità della legge, inutilmente. Succedeva settant’anni fa e ora si ripresenta in forme e modi diversi, ma sempre in seguito a prevaricazioni politiche troppo disinvolte da parte di chi detiene il potere. “montenovonostro” si dispiace di questa uscita. Non condivide le scelte di campo politico dell’onorevole Letta che ha scelto il PD, ma comprende i motivi di fondo della sua odierna decisione. Certo, Letta avrà deciso così anche per non assumersi alcuna colpa, né diretta né diretta, di quello che potrebbe ora accadere nella politica nazionale a seguito di riforme non condivise, né condivisibili. Ci dispiace però che una persona seria e responsabile come Letta, peraltro eletto proprio nel collegio delle Marche e che verrà sostituito dalla senigalliese Brignone, abbia deciso di “gettare la spugna”, proprio quando la sua voce sarebbe stata preziosa per indicare una via meno “decisionista” di un “uomo solo al comando”, foriera di paventati scenari già visti tempo fa. Questo è tempo di impegno, non di abbandoni. "montenovonostro" è sempre stato contrario alle dimissioni di chi ha assunto un mandato dal popolo: abbandonare il mandato significa abbandonare il popolo che l'ha dato con il voto. Speriamo di ritrovarci ancora, caro onorevole Letta, magari quando il turbine che si annuncia sarà passato e tornato il sereno.
da montenovonostro |