Due anni fa, Memè (era tempo di campagna elettorale), sbandieravi ai quattro venti un principio sacrosanto che noi (te l’abbiamo detto altre volte) apprezzavamo molto. Bene avevi detto il 22 maggio 2015: “Ma una cosa ci sta fortemente a cuore: la speranza che la comunità possa riavvicinarsi alla cosa pubblica e che il cittadino si riappropri del suo ruolo attivo. I cittadini, infatti, sono i "proprietari" delle istituzioni pubbliche: da contribuenti forniscono le risorse, da elettori delegano la gestione delle istituzioni stesse ai propri rappresentanti, i quali sono chiamati a rendere il conto delle proprie scelte amministrative. Perciò, i principi che ispirano la "LISTA CIVICA PER OSTRA VETERE"
sono quelli della partecipazione, della trasparenza, dell'equità, dell'efficacia e dell'efficienza. Per uno sviluppo armonioso e reale della nostra comunità, infatti, è necessario che i cittadini possano condividere con gli Amministratori le scelte fondamentali, quelle che investono i valori, la qualità della vita e l'uso del territorio”. Obiettivamente, si può essere contrari a quello che avevi detto allora? No. Avevi detto bene e noi anche oggi confermiamo che siamo pienamente d’accordo con quello che tu avevi detto. Eravamo d’accordo con te sul fatto che i cittadini (noi preferiamo chiamarli compaesani, ma “cittadini” va bene ugualmente) debbano “riavvicinarsi alla cosa pubblica”, i “rappresentati sono chiamati a rendere conto delle proprie scelte amministrative”, “i cittadini (che noi continuiamo a preferire come “compaesani”) possano condividere con gli Amministratori (che noi preferiamo ormai chiamare solo “amministratori”, con la “a” minuscola, visti i risultati) le scelte fondamentali”, eccetera, eccetera, eccetera. Bene, belle idee, bei principi, belle intenzioni. Hai detto bene. Anzi, "avevi detto bene". Sono passati due anni, e noi continuiamo a nutrire la speranza che alle parole seguano i fatti. Oh, come vorremmo che fosse vero, Memè. Ma desso non infrangere le nostre speranze vanesie. Trasforma davvero le tue parole (verrebbe quasi voglia di chiamarle “chiacchiere”) in fatti veri. Sono passati quasi due anni da allora, Memè. E il primo strumento che una amministrazione ha per trasformare le parole (o chiacchiere, vedi tu) in fatti concreti è la gestione dell’Albo Pretorio, la bacheca comunale in cui obbligatoriamente devono essere esposti gli atti che regolano la vita amministrativa del Comune. Ma ecco com’è oggi la bacheca comunale. Abbiamo riprodotta a fianco la pagina delle “Determine”, proprio per farti notare qualche fatterello. Lì sono elencati gli atti amministrativi spiccioli, quelli pratici, attuativi. Questa pagina viene aggiornata periodicamente con le cose nuove, però mostra solo gli ultimi cinque atti, non di più. Un po’ pochini. Gli altri precedenti sono nascosti, sono altrove, tanto che per vedere tutti quelli pubblicati prima bisogna sfogliare per ben 176 volte le pagine successive: un lavoro non certo agevole. Anzi, proprio fastidioso. Che problema ci sarà mai a togliere quel limite a cinque e innalzarlo almeno a venti? O a cento? In un paio di colpi si potrebbe vedere tutto. Invece adesso bisogna dare ben 176 colpi di click (che brutta cosa dover usare parole inglesi per noi che preferiamo l’italiano o meglio il dialetto). Pare fatto apposta per complicare la vita ai cittadini (che noi ci ostiniamo a chiamare compaesani) se questi vogliono davvero conoscere che cosa tu stai facendo in Comune, Memè. Non è propriamente questo lo spirito che due anni fa animava le tue buone intenzioni. Anzi. E poi c’è un’altra cosa che davvero non comprendiamo. Ci vuoi spiegare perché la denominazione dell’ufficio emittente questi atti può svilupparsi in ben quattro righe per indicarlo completo, mentre l’oggetto dell’atto (cioè il vero contenuto del provvedimento sintetizzato nell’oggetto e che davvero servirebbe a far capire ai cittadini (compaesani) di che cosa davvero si parla, è bloccato su una riga solo? Che male ci sarebbe a spostare il limite delle righe dell’oggetto da una a tre, come per l'ufficio? Tanto lo spazio c’è. Solo che rimane in bianco, perché la riga è tagliata a uno, coprendo così le altre tre. Cioè, impedendo ai cittadini (compaesani) di poter davvero leggere l’intero oggetto. Non sembra anche a te quello che sembra a noi? E cioè un tentativo maldestro di complicare la vita ai lettori cittadini (compaesani) e nascondergli molto e troppo? Altro che “trasparenza” che andavi annunciando! Qui c’è una vera e propria intenzione di nascondere la “conoscenza”. Su, Memè, è solo un modesto problema tecnico. Dai, moltiplica per quattro anche le righe dell’oggetto, come già quelle dell'ufficio emittente, in modo che anche noi compaesani (cittadini) possiamo leggere per intero l’oggetto degli atti. Non ci vuole molto. E’ solo un problema di volontà. Facci questo “favore” (che in realtà è un nostro “diritto”), allunga a quattro le righe dell’oggetto e a venti (o meglio a cento) gli atti elencati, in modo da rendere vero quello che tu dicevi due anni fa sul nostro diritto alla tua “trasparenza”. Quel che dicevi due anni fa, oh, come vorremmo che fosse vero, Memè.
da montenovonostro |