Un vecchio detto popolare voleva “Sinigàja, mèzzi abbrèi, mèzza canàja”. Era un modo di dire della popolazione dell’entroterra non proprio benevolo nei confronti dei senigalliesi, che venivano così coloritamente descritti un po’ come “tìrchi ‘mbrojòni” e spregiudicati, per non dire peggio. E non si pensi che in tutto questo c’entrano né c’entravano gli ebrei, come qualcuno pensa, bensì solo gli “abbrèi” come dato caratteriale qualificativo e non certo razziale. Ma questo succedeva una volta, tanto,
tanto tempo fa. Adesso i senigalliesi sono civili compìti ed educatissimi e noi valligiani un po’ meno prevenuti, tanto che a frotte ci spostiamo laggiù, i più fortunati anche facendosi casa, da quanto è diventato ameno il posto, con tanta bella gente. Sarà merito del progresso di questi ultimi anni, che ha smussato ogni asperità caratteriale, per far vivere tutti felici e contenti. Infatti basta vedere con quanta coscienziosa amorevolezza, immacolata educazione e reciproco rispetto risolvono le loro pur piccole questioni locali, appianandole subito senza contrasti, appena accadono, se mai succede. Ehh! Come no! Ma certo! Sicuro! Forti del nuovo “status” ormai stabilmente conquistato, dal 14 maggio scorso se ne danno e se ne dicono di santa ragione, gli uni e gli altri reciprocamente onorandosi delle accuse più sanguigne, entrambe le parti riconoscendo nell’altra i più fieri odiatissimi caratteri di antidemocraticità, filofascismo, sfascismo, razzismo, xenofobia e chi più ne ha più ne metta. Tutto per un comizio che c’è stato perché “doveva esserci” per gli uni, e “manco per sogno” per gli altri che hanno tentato “democraticamente” di impedirlo. Ehh! Come no! Chi voleva il comizio dell’onorevole leghista Matteo Salvini vantava il diritto “democratico” di tenerlo e gli altri a vantare pari “democratico” diritto a guastarlo. In mezzo ci sono scappate manifestazioni più che rumorose, cordoni di poliziotti antisommossa, lanci di ortaggi, uova, accendini e, visto che non bastava ancora, anche petardi e bomba carta con contusi e feriti, colpendo anche una ragazzina di 4-5 anni portata via subito dalla madre. Hanno colpito un ragazzo al collo facendolo sanguinare. Gli assediati a resistere e gli assedianti all’assalto del palco, tra fumogeni e urla. E da quella sera è tutto un brulicare di comunicati stampa roventi dell’una e dell’altra parte, tutte e due ad accusarsi di lesa democrazia. E invece che scendere in piazza a mettere pace, alcuni amministratori comunali sono proprio scesi in piazza a fare il rovescio. E poi decine e centinaia di commentatori, molti rigorosamente “anonimi”, che affollano i giornali on-line in internet per aizzare il fuoco delle polemiche e delle accuse più roventi. E tutti i consiglieri a chiedere le dimissioni di tutti gli altri, salvo uno, un consigliere “più democratico” di tutti gli altri, che l’ha sparata anche più grossa e, non bastandogli più le sole dimissioni dal Consiglio dell’odiato avversario, ovviamente definito “antidemocratico”, ne vorrebbe addirittura le dimissioni anche dalla città. Chissà cosa gli vorrebbe fare: forse bandirlo dalla città quale “nemico del popolo”, come si praticava nel buio Medioevo? Mancava solo che chiedesse l’esilio in Siberia per l’odiato avversario. E noi valligiani che cosa dovremmo pensare di tutte queste cose disdicevoli, se non almeno domandarci se, per caso, non siano tornati i tempi bui di “Sinigàja, mèzzi abbrèi, mèzza canàja”?
da montenovonostro |