L’accoglienza dell’ospite è un dovere civile. Ed è anche un obbligo morale codificato nelle sette opere di misericordia corporali. Anche nelle società primitive l’ospitalità era un dovere assoluto. Come non comprendere le gravissime condizioni in cui sono costrette a vivere le popolazioni travolte dalle calamità naturali come terremoti e inondazioni o, peggio, colpite dalle guerre e dalle carestie. Basta ricordare settanta
anni fa, quando Montenovo si fece in quattro per aiutare gli “sfollati” di Ancona che fuggivano dalla città sotto i bombardamenti e vennero ospitati presso famiglie o presso le istituzioni: quanti sfollati vennero ospitati fortunosamente nel teatro comunale? Era gente nostra, marchigiani che parlavano la nostra lingua, che capivamo e compativamo. Oggi si ripresenta una situazione ugualmente drammatica: le “carrette del mare” sbarcano migliaia di profughi sulle coste meridionali e poi sciamano per l’Italia in cerca di destinazioni nord-europee. E il governo accetta tutti e vuole ripartire le quote degli ospitati tra Regioni e Comuni. E più ne vengono sistemati, più ne continuano ad arrivare. Si dice che sulle coste libiche siano ammassati un altro mezzo milione di profughi pronti ad attraversare il mare, nonostante i rischi e i tanti casi di naufragio. Dobbiamo accoglierli? Tutti? Ancora di più? E per quanto tempo? E a spese di chi? Certo il problema è spinoso, addirittura drammatico. Né si può continuare ad assistere inerti allo scontro di due contrapposte linee di condotta: la sinistra che è sempre stata favorevole all’accoglienza, la destra che dimostra una insofferenza crescente, mentre l’Europa sollecita l’Italia a fare sempre di più, con un buonismo peloso che, in realtà, afferma: dovete accoglierli e dovete anche tenerveli, noi non li vogliamo e sbarriamo le frontiere. E così mentre l’Italia è letteralmente sommersa da contingenti sempre più numerosi di immigrati, l’Inghilterra non ne vuole sapere, la Germania non li lascia entrare, la Francia li respinge alle frontiere e la stessa cosa fanno Spagna ed Austria. E chiaro che la situazione diventerà esplosiva e degenererà in episodi di intolleranza razziale. Bisogna quindi trovare una soluzione: è urgente, anzi urgentissimo. E che la situazione sia davvero grave lo dimostra anche il progressivo cedimento interno di una parte della sinistra: qualche Regione rossa e molti Comuni di sinistra stanno gettando la spugna. L’Ufficio Immigrazione della Toscana, Regione storicamente amministrata dalla sinistra e che nel 2011, in occasione di un’altra ondata emergenziale di sbarchi dalle coste libiche, si era distinta proprio come esempio di accoglienza diffusa, con piccoli gruppi di trenta migranti sparsi nei comuni toscani, mentre disperatamente cerca strutture per sistemare gli ultimi arrivati, fornisce anche un dato preoccupante: sarebbero ormai ben 180 i “sindaci riluttanti” ad accogliere gli immigrati, anche del PD. La novità della riluttanza dei sindaci toscani segnala un cambio di strategia politica rispetto al problema dell’accoglienza che riguarda in particolare il PD, alle prese con la sfida lanciata dal pugno di ferro esibito dalla Lega di Matteo Salvini che vuole bloccare gli sbarchi. E a Venezia, dove domenica si vota il ballottaggio per eleggere il sindaco, il candidato PD, l’ex magistrato Felice Casson, fa sue perplessità e resistenze dei sindaci toscani. “Questa città ha già dato tanto, ma ora si rischiano tensioni sociali”, è la posizione dell’aspirante sindaco. E alcune Regioni del Nord, amministrate dalla destra, fanno già sapere di voler impedire nuovi trasferimenti di immigrati. Ma presto dovranno arrendersi all’idea anche le altre Regioni, anche se i soliti politici smaliziati nasconderanno le loro contrarietà con una disponibilità nominale, ma senza sbocco: “Vorremmo, ma non ce la facciamo proprio, non abbiamo più posto, ne va dell’ordine pubblico”. Non si risolverà il problema, se non prendendo atto dall’esempio iniziale: gli sfollati di Ancona di settant’anni fa non sono migrati in capo al mondo: sono rimasti in Regione. Cessata la condizione di pericolo, sono ritornati in Ancona. Ma nessuno ci dice se le centinaia di migliaia di migranti che sono sbarcati e stanno sbarcando vengono davvero da situazioni di guerra o no. Il sospetto è che gli “sfollati” di guerra siano una ben piccola parte, mentre la stragrande maggioranza dei migranti non fugge dalle guerre, ma dalla miseria endemica. Ed è allora chiaro che il problema della fame nel mondo non può essere risolto solo dagli italiani. Né sarebbe pensabile sfamare tutti, mentre rischiamo noi di ridurci alla fame. Il problema non si risolve spostando masse milionarie di affamati dall’Africa e dall’Asia verso l’Europa. Questo flusso va fermato. E lo si può fare solo intervenendo subito laggiù per migliorare le condizioni economiche dei paesi del Terzo Mondo, non facendo diventare Terzo Mondo i nostri Paesi. Per i profughi dalle guerre provveda l’ONU, la Comunità Europea, la Croce Rossa Internazionale allestendo campi profughi in sicurezza, ma in aree di teatro per favorire il rientro, con il concorso economico di tutti i Paesi, non caricando tutto e tutti sulle spalle dei soli italiani. Abbiamo già dato e stiamo dando molto. Non si può chiedere di continuare a dare di più solo a noi, come sta facendo l’Europa.
da montenovonostro |