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Grecia: Irresponsabili PDF Stampa E-mail
Lunedì 06 Luglio 2015 14:38

Grecia: Irresponsabili“Volete voi pagare sempre più tasse come ci vorrebbe imporre l’Europa?” Questo nella sostanza, più o meno, il tenore del quesito referendario sul quale sono stati ieri chiamati i greci a votare. Una alzata di ingegno studiata dal governo di sinistra di Tsipras-Varoufakis per scaricare sul popolo la responsabilità del “NO”. Da irresponsabili. Quel che si comprende meno, sono i festeggiamenti che una parte dei greci ha ieri sera celebrato in piazza del Parlamento: canti e balli per festeggiare una “vittoria di Pirro”. Che non porterà la Grecia da nessuna parte. Il problema vero è che i governi greci degli ultimi anni hanno dimenticato quanto scriveva un ben altro spirito greco, quel pensatore ben più responsabile che fu Platone ne “La sete di libertà: quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei  coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di  lui, che i giovani pretendano  gli  stessi  diritti, le stesse  considerazioni  dei  vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”. E così, irresponsabilmente, si sono comportati quei governi e quel popolo: hanno finanziato il “bengodi” facendo debiti su debiti. Adesso quei debiti bisogna pagarli. Ma non ci sono soldi per farlo. I creditori internazionali sarebbero disponibili ancora a scucire altri finanziamenti, ma alla sola condizioni che la Grecia “faccia le riforme”. Si dice così oggi, anziché dire “E’ ora di tirare la cinghia, smettere di spendere allegramente, fare sacrifici, pagare più tasse per tacitare i debiti”. La risposta ovvia, scontata al referendum non poteva che essere “NO”. Ma quel no pesa e peserà come un macigno, sul quale inciamperà la Grecia, ma inciamperà anche l’Europa. Alla richiesta di nuovi prestiti, l’Europa economica non potrà che dire no. Come si può continuare a finanziare chi fa debiti su debiti e non ha soldi per pagarne nemmeno un pò? L’Europa dei banchieri, e dei bilanci in ordine, deve scegliere: abbandonare sia i greci al loro destino che la Grecia alla condizione di Paese fallito, oppure aprire le porte a una diversa filosofia dell’europeismo. Ma il problema greco non è solo finanziario, ma anche, e forse soprattutto, politico: che cosa deve fare l’Unione dei Paesi europei con una nazione che ha sperperato i fondi strutturali, ha falsificato i bilanci, ma è pur sempre dentro l’Unione? Metterla in castigo, costringerla a "compiti a casa" così duri da trasformarsi in una specie di galera economica per 11 milioni di greci, o aiutarla a cambiar strada, a modernizzarsi, investendo anche a fondo perduto sul suo sviluppo? L’Europa politica non potrà dire di no, sapendo che l’unica strada percorribile alternativa per la Grecia sarebbe quella di uscire dall’euro e precipitare nel baratro del fallimento economico. Il fallimento della Grecia sarà il fallimento della stessa Europa, la cui politica non potrebbe quindi dire di no. Ma dire di sì a nuove richieste di prestiti greci significherà trovarsi di fronte a nuove analoghe richieste anche da parte di tutti gli altri Stati membri in sofferenza. E ce ne sono. Importa a noi italiani questa situazione? Certo che si: la Grecia non paga e fra un po’ andranno a scadenza anche i prestiti che l’Italia ha fatto alla Grecia. E sono miliardi. Chi li paga? La risposta è una sola: li pagheranno gli italiani, cioè noi, con nuove tasse che ci verranno imposte per far quadrare i nostri conti. Abbiamo dato degli “irresponsabili” ai greci. Come dovremo chiamare i governanti italiani? Nessun gruppo scarica il più debole al primo accenno di crisi, è vero. Ma nessuno sta in gruppo facendosi beffe dell’interesse collettivo. Sarebbe da irresponsabili.

da montenovonostro

 

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