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Ostra Vetere: Torneranno le giornate obbligatorie e i Romoletti del dopoguerra? PDF Stampa E-mail
Giovedì 16 Luglio 2015 21:49

Ostra Vetere Torneranno le giornate obbligatorie e i Romoletti del dopoguerra?IERI la notizia che il sindaco di Invorio, un paesello del Novarese, ha deciso di dare la possibilità ai cittadini morosi delle tasse comunali, come Imu e Tasi, di svolgere in permuta lavori di pubblica utilità: potare gli alberi del giardino municipale, imbiancare le aule della scuola e coadiuvare i netturbini nella raccolta dei rifiuti invece che aprire il portafogli: una sorta di “baratto” in natura. Un’ora di lavoro equivarrà a 7,5 euro. Trenta euro al giorno di orario ridotto per una riedizione delle vecchie “giornate obbligatorie" e del lavoro dei “Romoletti” del dopoguerra. Il primo “baratto” vedrà in azione un sessantenne abitante delle case popolari che da 4 anni è senza lavoro e lunedì prossimo comincerà a pulire le strade del paese. OGGI la prima entusiastica replica nella vicina Senigallia: “La Città Futura sinora non è stata di certo tenera col decreto “Sblocca Italia”, tuttavia, dobbiamo riconoscerlo, almeno un articolo che ci piace c’è, è il N° 24, dal titolo “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. E’ quasi l’uovo di Colombo. Chissà in quanti e quante volte ci avevamo pensato, però mancavano strumenti legislativi che lo rendessero possibile. In pratica, con l’art. 24 del D.L. 133 del 2014, si da l’occasione ai comuni di istituire una forma di “baratto amministrativo” per dare la possibilità a cittadini economicamente in difficoltà di pagare tributi e tasse comunali, attraverso ore di lavoro nell’ambito della manutenzione, pulizia e ripristino di spazi e beni comunali. E più oltre: Grazie al comune di Invorio sappiamo che si può fare, sarebbe colpevole non farlo. Nel primo Consiglio Comunale utile, quindi, La Città Futura presenterà un O.d.G. per impegnare Sindaco e Giunta a predisporre un regolamento volto a dare attuazione al cosiddetto “baratto amministrativo”. Così giubila la lista che dovrebbe essere di sinistra, ma che le idee di sinistra le ha dimenticate. CHE DIRE? Certa politica non nutre pudore a magnificare la strada che ci fa tornare indietro di settant’anni. Nel primo dopoguerra si praticava una politica simile: “corvèe” di medievale memoria pur di far funzionare uno Stato distrutto dalle bombe del passaggio del fronte. Non c’era altro mezzo davanti alla miseria nera e c’era anche chi faceva tesoro delle “giornate obbligatorie” e del lavoro dei “Romoletti” per assicurare un minimo di sussistenza agli indigenti, praticando il baratto del baratto. Ma c’era anche chi ricordava che a certi Romoletti non crescevano i calli nelle mani, bensì sotto le ascelle, con le quali si appoggiavano al manico della pala inattiva, sebbene ugualmente retribuita. Si convenne così sull’aberranza di una simile pratica “incivile” che faceva indietreggiare la dignità del lavoro retribuito e questa pratica del “baratto” venne infine abbandonata sotto la spinta del progresso economico indotto dal cosiddetto “boom”. Oggi assistiamo al “contrordine compagni: si torna all’antico”, anzi al vecchio. Manca solo di fissare in nuovo capitolato colonico il numero dei capponi di parte padronale a Natale e saremmo già alla nuova mezzadria. Non ci stiamo. “montenovonostro” da tempo ripete la gravità della crisi e chiede agli enti pubblici di intervenire. Ma non così. La strada è una sola: bisogna abbassare le tasse e tariffe locali, altro che introdurre “giornate obbligatorie per i Romoletti”. L’abbiamo detto tante volte: coloro che hanno redditi minimi sono soffocati dalle tasse insopportabili. Bisogna diminuirle. E’ questa l’unica politica sociale percorribile. Altro che il “baratto”. Ma per chi ci avete preso? Una politica fiscale sana tiene conto del carico fiscale sopportabile: tasse locali e tariffe devono essere commisurate ai redditi minimi e pertanto ridotte al minimo. Bisogna invece far pagare più tasse a chi ha alti redditi mediante la progressività della tassazione, altro che con la tariffa unica proposta dai “liberali”. E già: siamo in pieno regime liberale, praticato tanto a destra, quanto a sinistra. E che lo pratichi la destra sarà anche comprensibile (certo non giustificabile), ma che addirittura lo sostenga la sinistra è un autentico delitto sociale. Ma davvero, grazie a (o per colpa di) queste idee sinistre, torneranno le giornate obbligatorie e i Romoletti del dopoguerra?

 

 

da montenovonostro

 

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