Ci scrive una nostra lettrice: "Caro montenovonostro, vorrei chiederti chi paga i danni causati ai coltivatori , dagli animali selvatici ed , in particolare dai cinghiali.Mi pare che una recente delibera regionale sulla caccia , varata per iniziativa dell Assessore all'Agricoltura e degli ATC , non riconosca indennizzi ai coltivatori se il danno e' inferiore al 30%?della produzione. Questo, comporta , quindi, che il coltivatore ,potrebbe non mai diritto al risarcimento nel caso in cui subisca danni a piu’ riprese , pur vedendo
distrutto , alla fine, l 'intero raccolto. Inoltre, per parlare di risarcimento, occorre che vi siano disponibilità finanziarie....Ci sono? Non ci sono?Ma, un produttore , il quale ha investito tempo, fatica e danaro per trarre un reddito dalla terra , alla fine, non può fare i conti con valori approssimativi e incerti.Nel suo lavoro, il coltivatore, ha sempre individuato gli imprevisti cui puo’ incorrere nell’esercizio della propria attivita’,ovvero le condizioni meteorologhe e le instabilità di mercato, e , per far fronte a cio’ si e' organizzato diversificando le produzioni .Ma , ora si trova di fronte ad un nemico che non riesce a combattere da solo , pur prevedibile qual’e’ .Non si puo organizzare da solo occorre che intervenga la comunita’ Lavorare e veder costantemente tutto il raccolto andare in fumo senza poter far nulla , senza neanche poter contare su un risarcimento , e’ beffardo.Ed e' ,anche, in contraddizione con la politica della Comunità Europea che assicura aiuti di sostegno al reddito , perché il coltivatore possa continuare nella sua attività.Oggi, le zone montane, , ove , maggiomente imperversano i cinghiali ,vengono abbandonate dalle famiglie che non sono più in grado di vivere una vita lontano dai servizi che offrono i centri abitati e nel contempo non trovano sufficienti le risorse della terra .L'abbandono della campagna la consideriamo una grave perdita sotto il profilo culturale e sociale.La famiglia diretto-coltivatrice per molto tempo si e' presa cura del territorio ove abitava elaborando uno stile di vita che e' stato un vero e solido modello per la societa'.Gli ultimi coltivatori rimasti in zone svantaggiate , tengono duro , difendonsi , come possono.Del resto, non riuscirebbero a vendere il terreno ,così , improduttivo com'e'..Perché ,dunque, non esiste una politica seria che -preso atto del problema si faccia carico di trovare una soluzione adeguata ? se non immediata, a breve scadenza ?Si dice che ,per tenere sotto controllo il numero dei cinghiali, siano stati introdotti i lupi.Ma i cinghiali ,fanno quadrato attorno ai piccoli e i lupi si “accontentano” di mangiare le pecore.I lupi, quindi, non sono una soluzione. I terreni nelle vicinanze dei Parchi o Riserve sono,in realtà , irrecuperabili alla coltivazione: ma allora, perche' non vengono espropriati? E’ un atto dovuto.Potrebbero costituire ,questi terreni , una fascia di rispetto o essere valorizzati per attività connesse a quelle turistiche. Per tutti gli altri terreni , oggetto delle razzie dei cinghiali ,si paghino i danni, puntualmente ed adeguatamente.Non ci sono i soldi?Si cambi politica. Quali interessi, in realta’, si difendono? Come mai non c’e’ determinazione e fermezza nella difesa dei diritti di quanti lavorano?Le chiacchiere non servono ’ e le statistiche ci danno solo la portata del problema... Montenovonostro , vola lassù , dove volano le aquile .. e aiutaci a risolvere questo problema. Magari, qualche politico intelligente e capace…..ti legge . Berlusconi ?Eh? Una lettrice".
da montenovonostro |