Voglia di riforme (o “deforme”) a ogni costo, anche a quello di spaccare il PD. Sembra questo il tema dominante dei discorsi politici di mezza estate. A settembre si spaccherà davvero il PD? Nascerà una nuova formazione politica a sinistra dalla frattura di un partito pigliatutto che “ha cambiato pelle”, come alcuni della sinistra interna del PD avvertono? Non sappiamo. Né sappiamo quali conseguenze eventuali ne deriverebbero anche a Montenovo, se succedesse. Malumori ne avvertiamo tanti ormai da qualche tempo e in parecchi già giurano che non rivoteranno per la maggioranza. Il fatto è che non c’è nemmeno una minoranza. Vediamo cosa succede a Roma. Già la Bindi aveva paventata la scissione e la possibile riedizioni del Patto del Nazareno, allargato anche alla giustizia, spiazza la sinistra PD. L’idea di mandare sotto la maggioranza in Senato sulle riforme costituzionali, costringendo Renzi a trattare, si scontra con il sostegno dei liberali di Verdini e il possibile accordo tra Renzi e Berlusconi. Così la minoranza Dem torna a evocare lo spettro della scissione, col premier che però non fa una piega: o il Ddl Boschi passa così com’è o il governo cade e si torna a votare. E allora più delle idee è la convenienza a tenersi stretta la poltrona che alberga anche in casa PD, anche se in gioco c’è un principio cardine della democrazia costituzionale: l’elettività delle Camere. E’ il popolo sovrano che elegge i propri rappresentanti a suffragio universale. L’esatto opposto delle nomine di secondo grado (cioè non votate dal popolo, ma solo da pochi eletti di parte) che invece vuole la maggioranza di questo PD, ormai in rotta di collisione con ogni principio di democrazia parlamentare elettiva. Non ci piace questo PD che vira a destra e ci nega il diritto ad eleggere i senatori. Meglio non rischiare un’altra “deforma” come quella delle Province, di cui nessuno sa più niente chi è che le amministra. Se le amministra. E allora, i maldipancia della sinistra PD porteranno alla scissione d’autunno?

da montenovonostro