Non c’è dubbio che Diego Della Valle, il titolare del marchio Tod’s, sia un imprenditore marchigiano di successo, nonostante la crisi che attanaglia il Bel Paese. Non c’è nemmeno dubbio che Della Valle, oltre ai meriti imprenditoriali, cumuli altri mille meriti di “grande” in tanti altri settori nazionali, dalle iniziative sociali all’interno delle sue fabbriche, allo sport, alla cultura. Con così tanti meriti, gli auguriamo tutto il successo che merita. Pare che nutra anche ambizioni politiche: vedremo. Se così fosse, guarderemo
con attenzione al suo movimento “Noi italiani”. Diciamolo subito, noi siamo montenovesi, ma anche italiani. Comprendiamo lui quando dice di non essere andato a votare alle ultime elezioni. Concordiamo con lui quando dice che «siamo sempre più infastiditi da questo modo di fare politica negli ultimi anni». Ha ragione da vendere quando dice che la riforma del Senato «non l'ha capita nessuno» e «non serve assolutamente a nulla se non a farli litigare fra di loro e a far vedere al Paese che non c'è più un ideale politico». Come possiamo dargli torto quando dice che «La ripresa io non la sento, la voglia che arrivi la ripresa sì. Al di là dell'auspicio - ha aggiunto - vorremmo toccarla». Perché le chiacchiere stanno a zero e senza ripresa, senza crescita, quella vera, però, non quella dei dati truccati per imbellettare una realtà diversa, non ci sarà futuro. Ha fatto bene a destinare larga parte dei suoi utili aziendali alla più grandiosa iniziativa privata mai vista prima nel campo della cultura e dei beni monumentali con il restauro del Colosseo, un simbolo dell’Italia intera e non solo di Roma, perché, come dice lui, «La cultura di questo paese rappresenta un pezzo importante del suo futuro economico». Si può dare torto ad un uomo di così grandi meriti? E’ difficile. E’ difficile credere che mille meriti di un marchigiano di successo possano scomparire per un errore. Un errore che sembrerebbe piccolo, ma non lo è. Della Valle auspica che, come lui ha fatto con il Colosseo, anche altri imprenditori potrebbero e dovrebbero farlo con altri monumenti italiani. E fin qui siamo più che d’accordo con lui. Non condividiamo invece su una particolare, quando dice che anche «Le società dello Stato, come Eni e Enel, potrebbero investire per restaurare i tesori artistici dell'Italia, come la Reggia di Caserta e Pompei». No, non siamo d’accordo. Le società di Stato, come quelle partecipate dagli altri enti pubblici, dalle Regioni, Province e Comuni, hanno ciascuna un proprio scopo istituzionale: quello di dare servizi ai cittadini. E di darglieli al prezzo più basso possibile. Non hanno e non devono avere scopo di lucro, tantomeno nel senso di guadagnarci sopra. Gli Enti non sono come le imprese private, non sono la Tod’s, non “vendono” beni, ma “erogano” servizi. Non fatturano, bensì emettono ruoli e bollette. Non devono guadagnare e cumulare ricchezza, bensì mantenere le tariffe pari ai costi. Hanno un “dovere” sociale, non un “piacere” societario. E “sociale” e “societario” non sono sinonimi. Se investissero gli “utili”, li dovrebbero sottrarre dalle tasche dei cittadini lucrando sulle tariffe, che pesano in ugual misura sui ricchi e sui poveri. E questa “ugual misura” diventa una ingiustizia sociale quando pesa insopportabilmente sulle tasche dei meno fortunati. I ricchi possono, anzi devono, far compartecipi tutti della loro generosità, i poveri non possono essere vessati con inasprimenti tariffari, nemmeno per nobili (anzi nobilissimi) fini “societari”, come quelli che ci indica Della Valle. Sarebbe un errore “sociale”. E mille meriti di un marchigiano di successo non possono scomparire per un errore.
da montenovonostro |