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Ostra Vetere: Ardunà l’òpre come se fèra ‘na òlta n'ze pòle PDF Stampa E-mail
Giovedì 01 Ottobre 2015 18:27

Ostra Vetere Ardunà l òpre come se fèra na vòlta non ze pòleLibertà, Autonomia e Giustizia producono i buoni frutti della solidarietà. La più alta espressione della solidarietà praticata e promossa dalla civiltà contadina di un tempo veniva certamente esercitata nei rapporti di buon vicinato che imponeva il reciproco aiuto fra confinanti. “Ardunà’ l’òpre” per la mietitura, per la trebbiatura o per la vendemmia era non solo uno scambio di prestazioni in natura, ma un momento di socialità festosa da ricambiare di cuore. Erano queste le occasioni che facevano crescere la comunità, cementando i rapporti interpersonali e sociali. Succedeva una volta. Adesso la meccanizzazione del lavoro agricolo ha notevolmente mutato le condizioni delle prestazioni di manodopera. Lo sferragliare dei cingoli dei trattori e i sibili delle mietitrebbie in azione segnano cambiamenti epocali. Ci abbiamo guadagnato? Certo che si, in termini economici. Un po’ meno in termini di umanità. Eppure la solidarietà dovrebbe continuare a costituire un valore positivo. E infatti il proliferare negli ultimi decenni delle associazioni di volontariato lo dimostra. Ma, stranamente, il fondamento etico della solidarietà di un tempo, quello scambio d’opera nei momenti importanti della vita di campagna, è come se venisse oggi demonizzato dalla giurisprudenza e dalla prassi, cinica figlia dei tempi, di questi tempi calamitosi, stravolti e stralunati. Vogliamo riferirci alla salatissima multa comminata al pensionato di Castellinaldo d’Alba, Battista Battaglino, sorpreso dagli ispettori del lavoro a raccogliere le uve nella sua piccola vigna, nel cuore del Roero, assieme al nipote e alla compagna Ada e alcuni amici. Il direttore dell’Ispettorato, Pasquale Mottolese, ha spiegato che gli ispettori stavano esercitando una serie di controlli nella zona tra Cuneo e Asti “per verificare le condizioni di lavoro, individuare chi utilizza dipendenti in nero, migranti irregolari, minori, finte coop”. Una sorta di lotta al caporalato, quindi, che sarebbe da preoccupare se non ci fosse. Bene, quindi, che ci siano norme e controlli, ma non devono eccedere i limiti del buonsenso. Dopo le giuste proteste della Coldiretti di Cuneo, che ha denunciato “la complessità delle norme e l’eccessiva burocrazia che attanaglia le aziende. Resta difficile stabilire il confine tra il rapporto di un lavoro dipendente rispetto a una collaborazione amichevole e gratuita”, il segretario generale del Ministero del Lavoro, Paolo Pennesi, ha fatto sapere che, dopo un incontro alla Direzione territoriale di Cuneo e dopo aver visto la documentazione, “si è accertato che nella vigna con il proprietario c’erano un nipote e la compagna, insieme con un amico di famiglia e un’altra persona. Nessuno legato da rapporti di lavoro dipendente”. Così, il pensionato vignaiolo non sarà punito, con grande soddisfazione della Coldiretti. E anche con grande soddisfazione nostra, perché la decisione restituisce dignità alla culla della civiltà contadina e alla sua impareggiabile cultura della solidarietà. Quànto èra bèllo ardunà’ l’òpre pe mète, bàtte e vendegnà’. Non dìdece più che ardunà l’òpre come se fèra ‘na òlta n'ze pòle.

 

da montenovonostro

 

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