Ostra Vetere: Il dialetto è il pilastro dell’Autonomia comunale |
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Venerdì 02 Ottobre 2015 19:03 |
Tra i pilastri della propria azione di cittadinanza attiva, “montenovonostro” ha posto al centro l’Autonomia, della quale ha più volte parlato, illustrandone gli aspetti ideali, culturali, politici e amministrativi che hanno contraddistinto la libertà comunale di Montenovo fin dal lontano Medioevo. L’Autonomia è un bene prezioso, è l’anima del Comune, è la forza del nostro essere comunità. Per sentirsi autonomi, bisogna però sapere chi siamo. Siamo “montenovesi”, diversi da tutti gli altri e, vorremmo sperare, anche
migliori. Siamo diversi dagli altri non solo perché siamo abitanti di una paese diverso dagli altri. E più bello degli altri. Il più bello del mondo. Ma siamo diversi dagli altri anche perché dagli altri ci distingue il modo di parlare, il dialetto. L’abbiamo detto tante volte: il dialetto è il carattere più eclatante della nostra identità. Ci distingue dagli altri, senza impedire di sentirci simili agli altri, ma certamente più simili fra i nostri. Il dialetto è identità, quindi. Ma il dialetto è anche il segno della libertà quasi millenaria, che ci ha consentito di crescere e svilupparci come comunità autonoma e perciò libera. E siamo liberi perché autonomi, e siamo entrambi anche perché sappiamo esprimerci in modo corale parlando dialetto, il nostro dialetto, il dialetto montenovese. Il dialetto è bello, dovremmo studiarlo di più, dovremmo parlarlo di più, dovremmo amarlo di più, dovremmo impegnarci a non farlo scomparire, a non dimenticarlo. E’ la nostra storia, la nostra cultura, la nostra forza. Parlare dialetto non è, come qualcuno ancora si ostina a credere, da rozzi arretrati. Certo, parlare dialetto è un tratto distintivo di una sensibilità tradizionale. Ma la tradizione con è conservazione, non è immobilismo, non è arretratezza: è amor di patria, amore filiale per la terra che ci ha generati, amore per la nostra cultura popolare, amore per il nostro paese. Non può esserci paese senza dialetto. Per questo dobbiamo amare il dialetto come amiamo il paese. Chi è che vorrebbe vedere scomparire il paese che ci ha dato i natali e ci nutre, se non un figlio degenere? E così come non vorremmo che scomparisse il paese, così vorremmo che non scomparisse nemmeno il dialetto. Con contorto pensiero, c’è chi malizia sull’uso che facciamo del nostro dialetto, come se volessimo bollare chi lo parla o lo parlava in termini offensivi. L’esatto contrario di quello che abbiamo sempre detto e fatto: parliamo dialetto, quando lo parliamo e lo scriviamo, proprio per essere meglio intesi, per dimostrare affinità e condivisione con chi ci ascolta o ci legge. Ma poiché “repetita iuvant”, ripetiamo ancora una volta: parliamo dialetto perché non vogliamo occultare la nostra identità e la nostra idealità. Che cosa c’è, infatti, di più naturale per un montenovese, se non parlare in montenovese? E “montenovonostro”, talvolta, parla in dialetto perché il dialetto è il pilastro dell’Autonomia comunale.
da montenovonostro |