“montenovonostro” è garantista: nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio. Ma “montenovonostro” aggiunge di più, al garantismo: la speranza che gli inquisiti nella clamorosa vicenda degli appalti sospetti nella Residenza Protetta per Anziani di Ostra riescano presto e bene a dimostrare la loro totale estraneità alle ipotesi di reato formulate dalla Magistratura. Ciò nell’interesse, in primo luogo, degli anziani lì ricoverati, poi nell’interesse della RSA, inoltre nell’interesse del Comune di Ostra che aveva nominato gli amministratori PD ora inquisiti e, infine, nell’interesse anche del nostro
paese. Che cosa c’entra Montenovo con la vicenda di Ostra? Niente, sul piano civile e penale. Molto sul piano istituzionale e politico. Si dà il caso che, per una scelta politica assolutamente non condivisibile della nostra amministrazione PD di sinistra, Montenovo si trova ormai legato a doppio filo con l’amministrazione PD di sinistra di Ostra, alla quale ha inopportunamente trasferito tante e troppe competenze e attribuzioni che sono state prerogative plurisecolari, anzi quasi millenarie, del nostro libero Comune. E quindi quello che capita a Ostra interessa anche “montenovonostro”. Ecco perché ci auguriamo che gli amministratori PD ora inquisiti riescano a uscire bene da questa brutta vicenda: perché in qualche modo coinvolge, seppure indirettamente, anche l’immagine del nostro paese. Tuttavia “montenovonostro” è allarmato dalle tante e troppe notizie che circolano in questi giorni, anche a proposito di armi che sono state trovate fuori posto, dove non dovevano stare. Che cosa ci fanno le armi con la Casa di Riposo degli Anziani? Perché un amministratore di una pubblica istituzione dovrebbe detenere armi? E’ vero che la pistola era detenuta legittimamente, ma si trovava in un posto dove non doveva stare. E’ tutto regolare? Gli indagati, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere agli inquirenti duranti gli interrogatori, hanno incaricato i loro avvocati di diramare una loro pubblica difesa. E’ stato pubblicato su VivereSenigallia il loro comunicato dal titolo “Ostra: presunti appalti irregolari alla Casa di Riposo, gli indagati si difendono” (http://www.viveresenigallia.it/index.php?page=articolo&articolo_id=557680) e su SenigalliaNotizie con l’articolo intitolato “Appalti Fondazione Moroni-Antonini-Morganti, i legali: “interpretazioni fuorvianti” (http://www.senigallianotizie.it/1327382825/appalti-fondazione-moroni-antonini-morganti-i-legali-interpretazioni-fuorvianti). Ma le argomentazioni addotte non fugano l’impressione negativa che la vicenda procura all’opinione pubblica. In quel comunicato “si precisa anzitutto che le persone sottoposte alle indagini di cui ivi si è letto, oltre a possedere doti di indiscussa professionalità, hanno sempre tenuto nel tempo condotte irreprensibili sotto ogni profilo” e fin qui niente da eccepire, anche se il fatto di essersi sempre comportati bene nel passato non è garanzia assoluta di non stare facendo niente di male oggi. Anche quello strattonare il sacrosanto diritto all’informazione affermando che “La diffusione di notizie estrapolate non si sa dove, dal momento che gli atti di indagine sono coperti dal c.d. segreto istruttorio, il cimentarsi in interpretazioni fuorvianti e tendenti a distorcere la realtà al fine di elaborare una tesi d'effetto e pronunciare, di fatto, com'è avvenuto, una sentenza, la sentenza, sono cose che non fanno bene alla giustizia e offendono il cittadino e i suoi diritti, quali quello di difesa, e violano il principio di non colpevolezza, posti alla base di una società civile e di uno Stato di diritto”, non sembra essere una difesa forte rispetto alle attese dell’opinione pubblica, anche se probabilmente utile sul piano giudiziale. Ma qui non si sta facendo un processo penale, bensì una valutazione politica, che è cosa ben diversa. Del tutto sorprendente, poi, “Il richiamo finale a vicende relative alla pistola, che l'interessato regolarmente detiene, costituisce assemblaggio arruffato di casi eterogenei finalizzati solo a gettare discredito sulle persone coinvolte” che sembra servire più a distogliere l’attenzione dall’oggetto vero dell’indagine, che sono gli appalti e non le pistole. Né può essere condivisibile quell’accenno condizionato a “plaudire al neonato Nucleo Anti corruzione e all'encomiabile lavoro che esso svolge a tutela della onestà e correttezza nella pubblica amministrazione, a patto che, però, le energie vengano profuse nella giusta direzione, e cioè al fine di colpire gli abusi là dove essi vengono effettivamente perpetrati”. Non ci piace quell’ “a patto” che sembrerebbe voler limitare l’attività di indagine nella “giusta direzione”, che non sarebbe quella presa. Francamente diventa difficile interpretarne il senso sibillino: gli organi inquirenti “devono” indagare, liberamente e senza limitazioni, per accertare se e quando sono stati compiuti abusi. E proprio qui sta l’oggetto dell’indagine su quegli amministratori: che infatti sono indagati proprio per abuso d’ufficio. Quale patto condizionale e limitativo dovrebbe quindi esserci? Certo, gli avvocati fanno il loro mestiere, ma l’opinione pubblica non è un sottile e verboso azzeccagarbugli tecnicistico e vuole solo sapere la verità, senza tante circonlocuzioni, bella o brutta che sia. Se la verità finale sarà bella per gli indagati, saremo i primi a felicitarci con loro e con noi. E’ questo che vorremmo davvero sperare. Ma senza limiti e senza patti: solo la verità sugli appalti, punto e basta.
da montenovonostro |