Roma: Abbandonato da tutti, Marino annaspa |
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Martedì 20 Ottobre 2015 16:35 |
A tirarsi la zappa sui piedi non ci ha pensato due volte, nella speranza che, forse, non avrebbe fatto poi troppo male. Valutazione tragica. Dopo le roboanti difese basate sulla spavalda convinzione che il suo partito PD lo avrebbe alla fine difeso, il sindaco dimissionario di Roma, quell’Ignazio Marino che continua a fare l’Ignaro, di fronte al “niet” dei compagni e viste le dimissioni presentate anche dai suoi più stretti collaboratori in Giunta, non ha potuto fare altro
che annunciare le dimissioni, forse sperando che i suoi non lo prendessero sul serio e che lo avrebbero alla fine richiamato. Speranza infondata, nonostante migliaia di suoi sostenitori assiepati sulla spianata del Campidoglio che gli gridavano “Resisti”. Ma i tempi della “resistenza” sono ormai pressochè tramontati in casa PD. Nessuno l’ha più richiamato, eppure Marino non si da ancora per vinto e sogna rivincite. Quasi quasi è tentato dall’idea di ritirare le dimissioni. Hai visto mai, chissà? Ora annaspa, consumando i pochi giorni che ancora gli mancano al 2 novembre, quando cadrà definitivamente. Nutre però la speranza ultima, disperata, che succeda qualcosa a salvarlo in extremis. E in questo sogno di rivincita non si avvede del baratro in cui lo faranno precipitare i suoi stessi compagni del partito PD, il Partito Dispettoso. Nel frattempo lui lotta, con il ruggito del coniglio. E sai quanta paura farà. Ci dispiace, perché certamente la sua azione amministrativa avrà pure avuto difetti e carenze, ma certo non merita gli attacchi feroci dei troppi che ora lo tradiscono e gli rovesciano addosso ogni colpa, in un cinico gioco al massacro: nemmeno fossero sugli spalti del Colosseo a decretare la morte civile al “gladiatore” caduto. Orrendo spettacolo di duemila anni fa che, in analogia, gli riservano ora i suoi stessi compagni di partito. Fa un po’ tenerezza quel suo viso affranto e smarrito che dimostra sorpresa e rabbia incredula. Ma nella storia trimillenaria di Roma s’è visto anche di peggio. Intanto è stato sentito in Procura perché spiegasse come e perché ha sostenuto con il bancomat del Comune tutte quelle spese di rappresentanza con scontrini che non quadrano. Perché e con chi ha veramente pranzato e cenato Marino? Quali erano davvero i suoi commensali, visto che quelli altisonanti da lui indicati negano recisamente di essersi mai seduti con lui al tavolo dei ristoranti? Mistero. Come misteriose sono le date degli scontrini che non tornano e come le firme, vere o false che siano, dei suoi giustificativi di spesa. Perciò le richieste di rimborso e le note giustificative portano nomi e date che non corrispondono alla realtà, anzi sono impossibili. Palesemente false come le firme. Sono di Marino ma sono false. Lo dice Marino: guardate, in questi giorni, nei giorni di questi pranzi e cene a Roma, io ero all’estero. Un incosciente, ecco, non uno che rubacchia. E un incosciente anche un po’ coniglio. Non dice è colpa mia la confusione, me ne assumo la responsabilità, solo equivoci che fanno capo alla mia disorganizzazione… No, scarica, punta l’indice su impiegati e dipendenti, e già qui non è cuor di leone. E, a domanda quali dipendenti, replica con un pavido, più che omertoso, chi può sapere, erano cinquanta, sessanta… Abbandonato da tutti, Marino annaspa.
da montenovonostro |