Dalle Marche: Sostituire i coppi rotti se sono solo quelli che fanno acqua |
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Martedì 27 Ottobre 2015 17:28 |
L’Italia che cambia. E lo sfascismo istituzionale appare ormai inarrestabile. Come sono lontani i tempi in cui la sinistra agitava la bandiera della “partecipazione democratica” e moltiplicava i livelli istituzionali perché, diceva, bisogna par partecipare il popolo alle scelte essenziali della società. Parole. Che però hanno prodotto trent’anni fa una frenetica attività di moltiplicazione istituzionale per far partecipare al popolo alla sagra della “partecipazione democratica”. Così sono state fatte nascere, oltre alle istituzioni costituzionali delle Regioni, Province e Comuni, anche quelle delle Comunità
Montane, delle Associazioni dei Comuni e perfino dei Quartieri. Passata la moda del “sempre più piccolo”, adesso la sinistra inverte la rotta e si lancia nella nuova moda del “sempre più grande”. Contrordine, compagni. E giù ad assommare, trasformare, cambiare, sfasciare. Via il Senato, via le Province, adesso via anche le Regioni. O almeno, via così tante Regioni. Venti, dice il governo, sono troppe, bastano 12. Per le Marche contrordine: non più Pesaro con Emilia Romagna e il resto con l’Umbria e Rieti e con Teramo in Abruzzo, bensì tutte le Marche con l’Abruzzo e parte del Molise. E via deformando. L’abbiamo sentita questa storia. Già dagli anni ottanta a proposito della riforma sanitaria: prima 24, poi dodici, infine quattro, e via riassemblando le ULSS, poi USL, poi ASL, poi ASUR. E deforma oggi, deforma domani, il risultato è sotto gli occhi di tutti: nella sanità bisognerà diminuire Tac e risonanze e pagare sempre più tickets. Per noi dovrebbe valere un principio: ciò che c’è va fatto funzionare. Se non funziona, le opzioni sono due: fare di tutto perché funzioni davvero, oppure fare come fanno i monelli piccoli con i giocattoli, sfasciare tutto per vedere come sono fatti dentro. Noi siamo per la prima opzione: se una istituzione non funziona non è colpa dell’istituzione, bensì degli uomini (o dei loro partiti, ammesso che esistano più) che non sanno farle funzionare. Se l’Italia si contorce asfissiata nella corruzione, non è per colpa dello Stato, bensì dei corrotti. Se il Senato non funziona, bisogna cambiare i senatori, non il Senato, se le Province non funzionano bisogna cambiare gli amministratori provinciali non le Province, la stessa cosa per le Regioni. Altro che sfasciarle. Ma qui oramai è di moda sfasciare tutto, anche i Comuni per fonderli, unirli, trasformarli, deformarli. E’ un gioco al massacro istituzionale. Fermatevi. Non è questa la strada giusta. Se a casa mia piove acqua dal tetto, sarei un pazzo furioso se la distruggessi dalle fondamenta rimanendo sotto l’acquazzone, invece che sostituire i coppi rotti se sono solo quelli che fanno acqua.
da montenovonostro |