“Nessuno sale sui gommoni se non abbiamo i nostri “dinari”, noi siamo dei businessmen”, dicevano al telefono gli schiavisti scafisti trafficanti di migranti arrestati dalla polizia a Palermo. Tre extracomunitari così si vantavano al cellulare, intercettati, per la loro “attività” nella tratta di profughi tra le coste della Libia e la Sicilia. Attività criminosa che fruttava anche 2.400 dollari a persona per ogni tratta che avrebbe dovuto trasferire i migranti fino al Nord Europa, ma che spesso naufragava in Mediterraneo, con la morte in mare di tanti e troppi poveri derelitti. I trafficanti arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravata dalla transnazionalità. Oltre alle tre persone fermate, una quarta risulta latitante. Altri dieci sono indagati, fra cui i capi dell’organizzazione, che sarebbero ancora in Libia. Le stime della Organizzazione internazionale per le migrazioni parlano di oltre un milione di migranti e rifugiati entrati in Europa nel 2015, un numero che è quattro volte quello del 2014. Quasi 3.700 persone, in fuga da Africa e Medio Oriente, sono morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel 2015. Non bastano questi dati a far aprire gli occhi a questa classe politica inetta e irresponsabile che, recenti indagini lo provano, per stupida acquiescenza (o forse interessato interesse per i lauti guadagni legati ai centri di accoglienza gestiti da uomini di certi partiti che più che “accoglienti” erano “raccoglienti” i lauti guadagni dell’immondo traffico, che li faceva affermare che “i migranti sono una ricchezza”, come dicevano testardamente la Boldrini e Vendola?) hanno fatto entrare in Italia “cani e porci”, secondo la colorita espressione del prefetto Gabrielli. Per capire il pericolo di simile disastro, bisognava arrivare a sentirsi dire dalle intercettazioni agli scafisti schiavisti che “Nessuno sale sui gommoni se non abbiamo i nostri “dinari””?

da montenovonostro