Abetone: Comune “fuso” a forza anche se ha detto NO al referendum |
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Lunedì 04 Aprile 2016 16:01 |
114 sindaci toscani, contrari alla risoluzione del PD che sarà discussa domani nel Consiglio Regionale della Toscana, danno vita all'associazione “Articolo 5” in difesa delle autonomie comunali. Mentre il PD in Toscana spinge sull’acceleratore per incentivare le fusioni tra Comuni e propone “nuovi criteri per l’approvazione dei risultati dei referendum consultivi” sulle ipotesi di fusione, i piccoli paesi sono già sul piede di guerra: “No alle fusioni obbligatorie – attaccano Matteo Mastrini e Egidio Pedrini, sindaci dei Comuni massesi di Tresana e Zeri – Solo i cittadini possono decidere il futuro dei Comuni. Il contrario è un atto che trova precedenti solo nel ventennio fascista“. Il malcontento si estende anche in provincia di Siena: 14 sindaci (molti dei quali PD) parlano di “un indirizzo lesivo delle volontà democratiche” e chiedono ai consiglieri regionali di non votarla. Il PD, invece chiede al presidente Enrico Rossi di potenziare ulteriormente gli “incentivi economici” e le “premialità nei bandi” in favore dei Comuni
che vogliono fondersi. Proposti anche “nuovi criteri” per giudicare l’esito dei futuri referendum consultivi sulle ipotesi di fusioni. Ma 14 sindaci senesi scrivono al PD: “No a fusioni obbligatorie”. “L’unico quorum che le renda volontarie è quello della maggioranza favorevole dei votanti in ogni singolo Comune. Non è accettabile che cittadini di un Comune decidano per quelli di un altro”. Anche per il sindaco di Volterra (in provincia di Pisa) Marco Buselli il via libera alla risoluzione “aprirebbe senza se e senza ma alle fusioni obbligatorie o comunque non democraticamente scelte dalle comunità”. Nasce il comitato “Articolo 5”. L’articolo 5 della Costituzione infatti “riconosce e promuove le autonomie locali”. “Fusioni sì, ma solo quando i cittadini siano realmente d’accordo, altrimenti si tratta di annessioni” dichiarano i sindaci. La nascita del comitato affonda le radici nella protesta contro la proposta di legge presentata lo scorso novembre da 20 parlamentari PD (primo firmatario l'onorevole PD falconarese Emanuele Lodolini) che prevedeva la fusione obbligatoria per i Comuni con meno di 5mila abitanti e contro l’esito del referendum consultivo (1010 voti, 754 sì) che ha decretato la fusione tra i Comuni pistoiesi di Abetone e Cutigliano malgrado nel primo Comune la maggioranza dei votanti (198 su 311) fosse contraria all’operazione. Infatti il consiglio regionale ha approvato ugualmente la fusione: PD a favore, M5S, Fi, Fdi, Lega e Si-Toscana contrari. La battaglia dei piccoli Comuni è solo all’inizio: il 30 aprile è in programma una manifestazione proprio ad Abetone in difesa delle autonomie locali. Sdoganare il modello “Abetone” significherebbe contraddire gli stessi principi della Costituzione italiana”. Un documento contrario alle fusioni e a favore delle autonomie locali e del mantenimento dei piccoli Comuni sui territori sottoscritto – spiegano i sindaci – “per esprimere la netta contrarietà ai processi obbligatori di fusione che significherebbero la cancellazione di molte autonomie comunali e l’indebolimento del tessuto sociale in tante aree del paese, in particolare delle aree interne che coprono la grande maggioranza del territorio italiano”. E' questo l'impegno che "montenovonostro" condivide fin dalla prima notizia uscita sulla proposta di "fusione obbligatoria sotto ricatto" contenuta nella proposta di legge dell'onorevole PD falconarese Emanuele Lodolini. E per chi si ostina a non capire che cosa significhi quella scelta politica agghiacciante, ne ha già la prima riprova perfino nella rossissima Toscana con la quale il PD vorrebbe addirittura fondere anche le nostre Marche. Intanto ad Abetone il Comune “fuso” a forza, anche se ha detto NO al referendum.
da montenovonostro |