Dall’Italia: Povera Italia. E poveri noi |
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Lunedì 11 Aprile 2016 16:30 |
Oggi in aula alla Camera passerà definitivamente la “riforma” (“deforma”) della Costituzione. Ha twittato il Presidente del Consiglio dei ministri: “Giornata storica”. Già, la storia. Guai a dimenticare la storia. La storia insegna. La storia è maestra di vita. Dimenticare la storia fa offesa alla memoria. E un popolo senza memoria è destinato a scomparire. Per questo bisogna conservare la memoria e studiare la storia. Viviamo oggi un periodo
travagliato, tumultuoso, confuso, convulso e preoccupante. Il panorama mondiale è da cataclisma epocale: esodi biblici di milioni di migranti travolgono le frontiere e squassano assetti istituzionali di cui si dava per scontata la stabilità, che non c’è più. Una crisi economica planetaria modifica le condizioni di vita dei paesi ricchi, ormai sull’orlo della miseria. A fronte di questo turbinìo fantasmagorico e cangiante, la politica balbetta e non sa dare risposte, malgestita da partiti inetti, arruffoni e profittatori. E le risposte che dà questa politica, vanno per il verso sbagliato. Si fanno riforme senza senso che, anziché “riformare” (cioè ripristinare gli assetti originari adamantini, perché questo significa la parola “ri-forma”) stravolgono l’esistente “deformandolo” (cioè storpiandone irreversibilmente gli assetti originari, perché questo significa la parola “de-forma”). Se dovessimo fare un paragone fra la storia di oggi e quella di ieri dovremmo raffrontarla a cento anni fa, all’inizio del Novecento. Sono passati cento anni e si ripresentano gli stessi problemi: crisi economica incontrollabile (anche a seguito, allora, della prima guerra mondiale), milioni di europei emigranti verso paesi americani (mentre ora sono gli africani e gli asiatici che emigrano verso l’Europa), la politica incapace di risolvere i problemi fra un partito liberale conservatore e un partito socialista massimalista, allora come ora. Cosa fecero allora gli italiani, cent’anni fa? Corsero dietro al giovane loquace socialista di allora che prometteva progresso e ordine, cambiando le cose e le istituzioni, e intanto cambiava pelle al suo partito, spostandosi a destra, dalla sinistra da cui proveniva. Non aveva un gran seguito: alle precedenti elezioni aveva appena un quarto dei consensi, ma mise in piedi una riforma elettorale che avrebbe assicurato stabilità: la “Legge Acerbo”, che con un artificio elettorale gli diede la maggioranza assoluta, mentre le opposizioni per protesta uscivano dall’aula parlamentare e si ritiravano sul colle dell’ “Aventino”. Così nacque il fascismo, che alla fine divenne nazional-socialismo. Con tutto quello che ne venne al seguito. Fino alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Anche oggi un giovane loquace socialista promette riforme e una nuova legge elettorale: con un quarto di voti conquisterà la maggioranza assoluta. Spariranno le opposizioni che fanno solo perdere tempo, mentre lui ha tanta e troppa fretta di costruire il “partito della Nazione”. Così alle minoranze sconfitte non rimane oggi che abbandonare l’aula parlamentare. E’ questo il nuovo “Aventino” odierno? E’ questo il prodromo dell’annichilimento delle opposizioni “che fanno solo perdere tempo”? Mentre lui ha fretta di sfasciare tutto, promettendo mirabilie. E’ questa la direzione in cui si avvia questo nostro povero Paese “deformato”? Si instaura così il nuovo “sfascismo”? Povera Italia. E poveri noi.
da montenovonostro |