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Home Comunità montenovonostro Dall’Italia: Sbrigativismo avanguardista
Dall’Italia: Sbrigativismo avanguardista PDF Stampa E-mail
Martedì 12 Aprile 2016 16:03

Dall Italia Sbrigativismo avanguardistaEd è subito sera. Passa la “deforma costituzionale” e declina la giornata democratica. “Giornata” si fa per dire: è durata settant’anni. Più o meno. Il sacrifico di quanti hanno sacrificato se stessi a una idea di libertà e democrazia, conquistata con inauditi sacrifici nel travaglio della seconda guerra mondiale e della lotta resistenziale, è stato messo nell’angolo dal rampantismo socialista, che finalmente ha ragione di ogni resistenza e Resistenza. Convinta che il mondo giri vorticosamente in avanti (mentre in realtà si involve pericolosamente), una screditata classe (anzi, casta) politica, non certo all’altezza delle sfide di una società turbolenta, ha partorito infine il frutto acerbo della sua opzione progressista. Frutto “acerbo” poichè replica beffardamente un precedente storico ormai quasi centenario che aprì le porte al governo di “uno solo al comando”, la “Legge Acerbo” che consentì ad un partito minoritario di conquistare un potere totalitario e tirannico quasi cento anni fa. “Progressista” non si sa ancora verso dove. Lo si scoprirà quando sarà ormai tardi. Intanto ha abbattuto a colpi di piccone parlamentare, assente le imbelli minoranze ritirate sull’ “Aventino”, alcuni principi costituzionali, democratici e repubblicani che ritenevamo sacri e inviolabili. E che sono i seguenti: tutto ciò che assume rilevanza pubblica (società, economia, idealità) deve essere considerata “Res publica”, “cosa di tutti”, non di qualcuno. E la “res publica” deve essere affidata in gestione “temporanea” a un corpo sociale rappresentativo, caratterizzato da un “mandato” elettorale a suffragio universale temporaneo, “limitato”, “mediato” e “controllato” dal popolo mandatario, mediante un complesso sistema di pesi e contrappesi istituzionali e costituzionali che impediscano “fughe in avanti” o “involuzioni retrograde”. Il tutto codificato nella prima e più alta espressione della “volontà popolare” che è la Costituzione democratica e repubblicana. Bei principi. Begli indirizzi. Belle premesse. Hanno connotato settant’anni di vita civile e democratica e ora declinano precipiti verso un impetuoso sbrigativismo avanguardista che, pensando di semplificare le cose tremendamente complicate della vita pubblica del Duemila inoltrato, travolge le istituzioni lungamente pensate dai Padri Costituenti: via il bicameralismo perfetto, via, il pluralismo ideologico, via l’ordinamento territoriale tripartito (Regioni, Province, Comuni), via la gestione diretta delle opere e servizi pubblici da parte di organi democratici elettivi di primo grado. Niente più Senato elettivo, niente più Province elettive soppresse, niente più Comuni commisurati alle realtà democratiche secolarmente consolidate. Ci tolgono perfino il diritto al voto libero e democratico. Non voteremo più per eleggere i senatori, i consiglieri regionali non accorpati, gli amministratori provinciali soppressi, i sindaci e assessori comunali fusi e incorporati. Niente più elezioni libere e democratiche. Al loro posto nuovi organismi gestionali terzi, globalizzati, uniformati, unificati, fusi per incorporazione, al cui vertice siederanno incaricati “elettivi di secondo livello”, cioè nominati dai partiti (pochi), meglio se da un unico partito “prendi tutto”. E’ forse questa la “democrazia partecipata” che sbandierava tanto, vent’anni fa, una sinistra parolaia che si è persa per strada? Questa invece è “sovranità limitata” di bolscevica memoria, sbrigativamente proiettata verso il “sol dell’avvenire” da avanguardie invasate e sfegatate. Non ci è bastata la lezione offerta dal “socialismo reale” dei paesi dell’est, travolto dalla caduta del muro di Berlino. Immemori del passato, ci incamminiamo inconsapevoli verso un ben triste destino. Ben sapendo di chi è la colpa. Cent’anni fa il “socialismo massimalista” cambiò pelle regalandoci il “fascismo” e il “nazional-socialismo”. E adesso ci regala la prospettiva di un nuovo “ventennio renzista”, acerbo frutto dell'impetuoso sbrigativismo avanguardista.

da montenovonostro

 

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