Dalle Marche: A favore di Mombaroccio invitiamo a votare NO |
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Martedì 12 Aprile 2016 16:43 |
Uno strumento di democrazia partecipata piegato a soddisfare prevaricazioni a colpi di minoranze. Stiamo parlando del Referendum, che consente agli elettori di pronunciarsi senza nessun intermediario su un tema specifico. Il popolo decide: cosa c’è di più bello e democratico? A tutti è garantito il diritto a votare e ognuno può decidere se esercitare o meno questo diritto. Purchè il risultato corrisponda a una criterio oggettivo di democrazia: la maggioranza vince. Sarebbe tanto semplice e bello. Sarebbe. Perché quello che pensavamo
fino a ieri non è più vero oggi. Sottili sofisti, scaltri nell’arte della turlupinatura, discettano ormai su tante facce della medesima medaglia. Ma come? Una medaglia sapevamo che aveva solo due facce. Ad essere pignoli, se la medaglia ha un bordo evidente, potremmo al massimo considerarlo come una terza faccia, quel bordo periferico. Ma non di più. Tre e basta. E invece c’è chi si arrampica sugli specchi e vede (o inventa) nuove e molteplici altre facce. Inizia con il riperimetrare l’oggetto, stirandolo ad altri argomenti, fa a fette il criterio della “maggioranza” discettando sulla sua più intima e infima composizione. Chi decide, allora, in un Referendum? Tutti e solo gli interessati o anche altri estranei? E la maggioranza da chi è composta? Da tutti quelli che hanno diritto al voto? Oppure solo da quelli che effettivamente votano? O anche da solo quelli che hanno votato in altra occasione? Quest’ultima domanda è paradossale. Ma non solo questa. Perché anche nelle domande precedenti si annidano furbesche soluzioni, da dilettanti allo sbaraglio o da imbroglioni professionisti. Facciamo un esempio concreto: nelle votazioni comunali è chiaro che hanno diritto al voto tutti i residenti maggiorenni del Comune e il candidato che ottiene la maggioranza più uno dei voti diventa sindaco. Ma la “maggioranza” di quali voti? Degli aventi diritto al voto o dei votanti? E fra i votanti, la maggioranza di tutti gli elettori o solo la maggioranza dei voti validi? E poi la maggioranza è quella “assoluta” o quella “relativa”, cioè il maggior numero dei voti ottenuti oltre la metà o anche al di sotto della metà se ci sono più liste? E’ chiaro che il discorso si fa subito complicato e non sempre è agevole individuare subito la soluzione, che comunque è stabilita dalla legge. Sempre per fare l’esempio di prima, se a Montenovo si presentassero alle elezioni tre liste e di duemilaseicento elettori andassero a votare solo millecinquecento, potrebbe essere eletto sindaco anche si ha ottenuto solo seicento voti, meno di un quarto del corpo elettorale. Ma il corpo elettorale è comunque costituito dai residenti in paese e se le altre due liste non sono riuscire a mettersi d’accordo e una ha ottenuto cinquecento voti e un’altra trecento, mentre cento elettori hanno votato in bianco o nullo, viene eletto un sindaco “minoritario”. Sciocchi coloro che, per ripicca o incomprensione o antipatia, non sono riusciti a trovare una intesa in tempo utile. Con tre liste vince anche una minoranza di soli seicento voti, anche se le altre due liste insieme sommassero ottocento voti. Questa è la realtà con la quale si dovrà fare i conti anche in futuro. Ma adesso facciamo un altro esempio: che poi tanto esempio non è, perché è una amara verità. Se anziché chiamare a votare i soli elettori residenti a Ostra Vetere, si facessero votare anche i residenti a Ostra (poniamo) che sono quasi il doppio di Ostra Vetere, e simili elezioni, del tutto ingiustificabili e inammissibili, fossero invece ammesse da una nuova legge antidemocratica che consente di far venire a comandare a casa nostra anche gente che abita fuori Comune, cosa succederebbe? Succederebbe che verrebbe stravolto qualsiasi principio di democrazia con l’introduzione di un perverso meccanismo elettorale antidemocratico che priverebbe della libera scelta i compaesani, sopraffatti da una volontà esterna. Possono venire a comandare a casa nostra i residenti a Ostra? Certo che no. Eppure una cosa simile sta succedendo fra Mombaroccio e Pesaro. La Regione Marche, guidata dall’ex sindaco pesarese Ceriscioli del PD, ha fatto una nuova legge e domenica chiama a Referendum i cittadini di entrambi i Comuni per fondersi insieme. Scomparirà il libero Comune di Mombaroccio, fagocitato da Pesaro, molto ma molto più grande, anche se gli abitanti di Mombaroccio dovessero votare in maggioranza NO. Pesaro prevaricherebbe e oggi il Presidente della Regione PD Ceriscioli, già sindaco di Pesaro, invita tutti a votare SI. Non avrebbe dovuto farlo, se facesse davvero il Presidente della Regione rispettoso di tutte le volontà comunali. Invece non si fa scrupolo e rompe ogni principio di equità al di sopra delle parti, invitando i pesaresi a “invadere” Mombaroccio. E ancora continua a definirsi “democratico”. Orrore. La sua è una concezione diametralmente opposta al dovere di equilibrio istituzionale e di sensibilità politica. Tremiamo per quello che succederà domenica prossima con il Referendum per la fusione di Pesaro che si “mangia” Mombaroccio, sopprimendo quel libero Comune. E tremiamo anche per quello che potrebbe succedere presto anche a Montenovo, con simili “democratici” del PD. Per questo, se Ceriscioli invita a votare SI, noi, per quel poco che contiamo, ma a favore di Mombaroccio, invitiamo a votare NO.
da montenovonostro |