Uno dei tre oratori che hanno preso la parola domenica scorsa 10 aprile durante il pubblico comizio in piazza della Libertà a Ostra Vetere, il dottor Franco Rosini di San Paolo di Jesi e commissario regionale della Democrazia Cristiana, ci invia un suo studio sulla situazione economica dell’Italia nei 150 anni dall’Unità in qua: “ECONOMIA. FINANZA PUBBLICA E DISUGUAGLIANZE; STRAVINCE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA! (di Franco Rosini). A distanza ormai di ventitré anni dalla fine della c.d. Prima Repubblica e della guida culturale e politica del Paese ad opera della Democrazia Cristiana, esistono tutti i parametri oggettivi per fare un confronto imparziale su chi, semplicemente, abbia governato meglio l’Italia. In questa analisi mi limiterò a considerare esclusivamente alcuni dati macroeconomici (il PIL ed il debito pubblico), integrandoli con il principale indice di tipo, per cosi dire, «sociale», cioè il coefficiente di Gini relativo al livello di disuguaglianza dei redditi. Faccio questo per
contribuire a rimuovere l’opinione diffusa creatasi in almeno due decenni di mistificazione informativa ad opera di tutti i principali media avversi al partito laico - cristiano italiano per eccellenza, al quale vengono tuttora attribuiti molti dei mali di cui soffre la nostra nazione, a cominciare dall’enorme debito pubblico. Eppure i numeri parlano chiaro, e ci dicono che, a fronte di un debito pubblico nel 2015 pari a circa il 133% del PIL, e con le previsioni di Padoan che di recente ha parlato ottimisticamente di un rapporto debito puhblico-PIL intorno al 120% nel 2020, ancora nel 1991 questo rapporto era al di sotto del 100%, segnando quota 98. Tuttavia, esso era esploso solo nel decennio precedente, proprio perché i governi a guida democristiana, sino al finire degli anni settanta, avevano garantito un debito pubblico ben sostenibile dal Paese: nel 1980 il rapporto debito pubblico-PIL stava appena al 62%, vale a dire praticamente in linea con quello che diventerà poi uno dei principali parametri di Maastricht. Furono, successivamente, i governi a guida socialista Craxi-Amato a spingere la spesa fuori controllo, portando il rapporto debito pubblico-PIL oltre l’80%, livello che viene considerato pericoloso dagli economisti, poiché vi diventa assai diffìcile la riparabilità del debito e gli interessi innescano un meccanismo per cui la spesa superava sensibilmente il deficit annuo, costringendo di fatto il Paese ad indebitarsi ulteriormente. Ciò che tuttavia più dovrebbe far riflettere sulla superiore capacità reale della Democrazia Cristiana nel garantire il benessere diffuso, è l’andamento del coefficiente di Gini relativo al reddito. Si tratta di un parametro che va da 0 a 1, e tanto è più alto, tanto più le differenze socio-economiche nella popolazione sono accentuate. Ebbene, costantemente fino al 1982, questo coefficiente era sempre sceso fino a toccare quota 0,30, arrivando poi, dopo alti e bassi, al minimo storico nel 1991 (quota 0,28). È stupefacente osservare come, contestualmente alla fine della «Prima Repubblica», il coefficiente di Gini sia schizzato di nuovo in alto, fino a collocarsi recentemente allo 0,33%. Insomma, tirando le somme, la conclusione è chiara: con la Democrazia Cristiana al potere, l’Italia era decisamente meno indebitata, più ricca, e la sua ricchezza assai meglio distribuita. Tre grafici che rendono giustizia alla Democrazia Cristiana storica. Pil reale in Italia (logaritmo dell'indice). Fig. 1. Pil storico Italia. Si noti la forte impennata iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale, e continuata ininterrottamente fino al 1981, cioè fintanto che ci furono governi sempre a guida DC. Italia: % Debito/PIL (1861-2015). Figura 2. Rapporto debito pubblico/PIL storico in Italia. Si noti come, durante la serie ininterrotta dei governi a guida DC, il rapporto si mantenne entro il 60%, garantendo sempre all'Italia un forte incremento del PIL. La disparità dei redditi in Italia. L'indice di Gini in Italia. I due punti minimi si ebbero nel 1982 e nel 1991". (n.d.r. che corrispondono agli anni in cui c'era la più bassa disparità di reddito nella popolazione).
da montenovonostro |