Eccòme no: “La legge sulle unioni civili è un risultato storico”, ha dichiarato l’ineffabile ministra per i Rapporti con il Parlamento (e da oggi anche per le Pari opportunità), Maria Elena Boschi, respingendo stizzita le critiche arrivate da tante parti, anche dai Vescovi della CEI. Ha ragione, è vero. Mai prima d’ora si era vista una cosa così. Mai nell’Italia repubblicana e democratica era stata introdotta una simile legislazione. Per avere un paragone di simile
legislazione pubblica, bisogna tornare indietro nel tempo. A ben prima della Repubblica democratica. No, non al tempo del re o del papa-re, e nemmeno al tempo dei barbari, ma anche prima, al tempo dei primi imperatori pagani. Ecco, per trovare una legislazione simile bisogna andare indietro di un paio di millenni e oltre, fino all’epoca dell’esecrato imperatore Nerone, un paranoico che aveva sposato in successione, oltre a tre mogli (una delle quali, la seconda, si dice, da lui uccisa a calci in pancia mentre era incinta), e poi aveva sposato anche due differenti uomini. Nerone aveva infatti contratto due "matrimoni" civili con persone dello stesso sesso: il primo, con un liberto di nome Pitagora. Il secondo, con un liberto di nome Sporo, fatto castrare e sposato dopo la morte della moglie Poppea proprio perché straordinariamente somigliante all'imperatrice. Il matrimonio sarebbe avvenuto in Grecia. Secondo i contemporanei, "Pitagora sarebbe stato per lui un marito, Sporo sarebbe stato per lui una moglie". Per la storia, Nerone morì suicida nel 68 d.C. mentre tentava di sfuggire la comprensibile vendetta umana dei pretoriani romani. Ma, prima di lui, si potrebbe risalire al caso del tiranno di Capua, Aristodemo, detto Malakos o Màlaco, ossia l'effeminato per le sue tendenze, e che aveva sconfitto gli Etruschi di Arunte nella battaglia di Aricia del 506 a.C. Era poi tornato in città carico di tesori e popolarità e fece uccidere i maggiorenti Aristocratici che gli si opponevano, assumendo il governo di Cuma come Tiranno, per poi accogliere come profugo addirittura l’ultimo re di Roma, l’esecrato Tarquinio il Superbo dopo la sua cacciata. Seguendo infine le sue tendenze, il Tiranno Aristodemo rivitalizzò pratiche di inversione e iniziazione giovanile. Dalle annotazioni dello storico Dionisio di Alicarnasso e da brevi affermazioni dell’altro storico Plutarco sulla cattiva indole del tiranno, di cui non si può negare la storicità dei fatti, al fine di stroncare qualsiasi opposizione all'interno della città di Cuma, il tiranno Aristodemo aveva promulgato una legislazione sulla generalizzata imposizione delle sue tendenze. Che Tiranno sarebbe stato, se non l’avesse fatto. Al fine di svirilizzare i giovani, ordinò loro di farsi crescere i capelli, adornandoli con fiori e acconciandoli sul capo, e di indossare lunghe vesti, morbidi mantelli e ornamenti d’oro. Le scuole frequentate avrebbero dovuto essere quelle dei danzatori, dei flautisti e dei seguaci delle Muse. I maestri sarebbero state donne che, con parasoli e ventagli, li avrebbero accompagnati ai bagni, portando pettini, vasi di unguenti e specchi. Le fanciulle avrebbero invece indossato abiti maschili e tagliato corti i capelli. Di fronte a simili eccessi, Aristodemo venne infine assassinato nel 492 a.C. da un complotto di Aristocratici. Due esempi anteriori, due morti esecrate, un dato comune: l’istituzionalizzazione statale dei vincoli omosessuali. Leggi civili ante litteram. Come oggi. E’ vero, quindi: di simile legislazione se ne era fatto a meno per duemila anni senza rimpianti, né per Aristodemo e tantomeno per Nerone, ma adesso torniamo indietro al remoto passato, e che passato! Eccòme no: proprio come dice l’ineffabile ministra Boschi, la legge sulle unioni civili è un risultato storico.
da montenovonostro |