Ancona: Un altro. E così crolla il mito falso delle “buone pratiche” |
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Giovedì 19 Maggio 2016 16:37 |
Ci hanno riempito la testa di neologismi giubilanti le magnifiche sorti e progressive della politica sinistrorsa di questi anni, che sarebbe stata il toccasana dei mali del mondo. Vediamo quanto è vero oggi, dopo appena qualche anno di “buone pratiche”, di “buona scuola”, di “bene comune” e di via giubilando. Non è vero niente. Certa politica sa coniare “slogan” (e lo diciamo, “slogan”, con vivo dispiacere, noi che amiamo
l’italiano e più ancora il dialetto e nemmeno un po’ l’inglese di supina importazione cosmopolita). E’ notizia di oggi un altro tassello di che cosa ci hanno ammannito per anni nel mondo della sanità nel quale, predicando a ripetizione “deforme” su “deforme”, certa politica è riuscita solo a toglierci servizi promettendone migliori e a miglior prezzo, cioè contenendo la spesa. Non è vero niente. La spesa è cresciuta, i servizi sono diminuiti erogando stipendi da nababbo a pochi alti papaveri rossi a spese nostre. Le indagini della magistratura a seguito della bufera scoppiata nel mondo della sanità marchigiana lo dimostrano, con i vertici sotto inchiesta. Ora i giornali ci informano dell’ennesimo scandalo, che coinvolge e travolge anche il sistema regionale, poiché è arrivato all’epilogo giudiziario poco più di un mese fa, il 12 aprile, con 37 rinvii a giudizio, cinque dei quali proprio nelle Marche: un informatore farmaceutico e quattro medici, tra i quali anche l’ex direttore dell’Agenzia regionale della sanità (Ars), il maceratese Enrico Bordoni uscito di scena appena una settimana fa. A scoperchiare l’impianto di corruzione che s’era insinuato nei gangli del servizio sanitario, tra il 2008 e il 2009, sono stati i carabinieri del Nas. Bordoni «al fine di incrementare le vendite della specialità Binocrit», secondo il capo d’imputazione, «inseriva in terapia con tale farmaco quattordici nuovi pazienti». L’ex direttore Ars avrebbe ricevuto in cambio «3.000 euro, sotto forma di finanziamento per il congresso scientifico organizzato nell’ottobre del 2009» e «6.000 euro sotto forma di contributo liberale a favore dell’Unità operativa di appartenenza». Dal Palazzo della Regione a guida sinistra quel mercoledì pomeriggio l’ufficialità raccontata era al netto dello schiaffo giudiziario: dimissioni volontarie, spontanee. Poche ore prima del congedo s’era riunita la commissione sanitaria regionale e nulla era trapelato. Nulla, come per i tre passaggi propedeutici al rinvio a giudizio che a fine settembre costringerà Bordoni in un’aula di tribunale: apertura inchiesta, avviso di garanzia e rinvio a giudizio. Quante altre ne dovremo vedere di cose così nelle prossime settimane? Un altro. E così crolla il mito falso delle “buone pratiche”.
da montenovonostro |