C’è chi definisce l’esito del referendum inglese come un “suicidio di popolo”. E’ un giudizio catastrofistico che non ci sentiamo di condividere: la democrazia accetta la regola del “popolo sovrano” e quando il popolo parla attraverso il voto, l’esito va rispettato. Qualunque cosa voti? Si. Non ci sono altre opzioni, in democrazia. Cambiare l’esito del voto è pratica diffusa da dittatori e tiranni. In democrazia il voto va onorato. Questo è principio sacrosanto. Sbaglia chi chiede di ripetere il referendum: così si distrugge la democrazia e si offende il diritto. Nessuno può arrogarsi il potere di cambiare le carte in tavola: sarebbe da bari ed imbroglioni. Poi viene il giudizio politico su quel voto. L’accettazione istituzionale dell’esito del voto è cosa ben diversa dal giudizio politico che se ne può dare. E qui le cose cambiano. Noi pensiamo che gli inglesi abbiano fatto un autogol con quel voto: si isolano dal resto del mondo occidentale e perdono quella centralità economica, politica, culturale e linguistica che avevano cumulato in secoli di storia, anche a prezzi tremendi, come quelli pagati con la seconda guerra mondiale settanta anni fa. Da quella terribile esperienza mondiale i grandi statisti dell’epoca avevano tratto le premesse politiche per costruire l’Europa Unita. Ne sarà anche nata una realtà per alcuni versi abnormi e talvolta mal gestibile. Ma è l’Europa, la nostra Europa. Abbandonarla in cerca di uno “splendido isolamento” ci pare miope. Che si voglia o no, l’Unione Europea ha avuto il grande merito di assicurare la pace per settanta anni fra le nostre nazioni. Qualcuno afferma che non l’Europa, bensì la NATO ha garantito la pace. Foss’anche così, privilegiando una visione militare del problema, rimane il fatto che le armi tacciono quando la politica è forte, non quando sono forti gli eserciti. E la politica continentale è forte quando i singoli componenti stanno insieme, accomunati da idee, progetti e volontà concordi. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea rompe questa unità, che è anche identità, inseguendo un sogno miope e un po’ egoistico di riuscire a fare da soli in un mondo che gira ormai in maniera forsennata. Ma quando il mezzo sbanda, non è lanciandosi dal finestrino che si evita l’incidente: bisogna usare i freni e tenere il volante ben saldo. Ecco, la Gran Bretagna con quel voto dissennato si è lanciata dal finestrino, anziché afferrare il volante e pigiare decisamente sui freni. Vedremo alla fine del volo quale sarà l’impatto sul duro terreno dell’economia. Soprattutto lo sperimenteranno gli inglesi quanto è duro sbattere il muso a capofitto con questa sconsiderata “secessione”. E’ come nel piccolo: una cosa è rivendicare la “autonomia”, altra e ben diversa cosa è provocare una “secessione”. Le nazioni sono come i paesi: vale per la Gran Bretagna quanto per Montenovo. Noi siamo per l’autonomia e la difendiamo a denti stretti, ma “montenovonostro” non si sognerebbe mai di provocare una “secessione”.

da montenovonostro