Dall’Italia: L’ultima “deforma” targata PD, un’altra renzata |
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Venerdì 29 Luglio 2016 16:32 |
L’avevamo detto tante volte, inutilmente. Adesso è fatta. Il ministro PD dell'Agricoltura, Maurizio Martina, illustra il decreto legislativo approvato in via libera definitivo dal Consiglio dei ministri. Con l'approvazione del provvedimento, che fa parte della riforma Madia, il comando per la tutela forestale e agroalimentare dell'Arma dei Carabinieri diventa un ''grande soggetto di tutela e repressione su tutto il fronte agroalimentare forestale e ambientale'', magnifica il ministro, tutto soddisfatto. Come fanno sempre tutti i sinistri quando ne combinano un’altra. Non dello stesso parere è “montenovonostro”, che da mesi lo va dicendo. Solo che adesso esplodono le reazioni numerosissime e tutte prevedibilissime. Solo chi non ha la vista lunga non le vedeva o
non le intuiva nei mesi scorsi. Ma, si sa, quando in casa PD parte una pensata, tutti si allineano prontamente perché quello è il “prodotto” di simile “ditta” (per usare una orrida definizione di partito, tanto cara a quel debben’uomo di Bersani). E la “ditta” ora ci ammannisce la nuova “deforma” che dà l’addio alla Forestale, il corpo che viene assorbito dai carabinieri. Scompare la forza di polizia che ha difeso per 194 anni la tutela dell'ambiente. Perché? Perché con la “ditta” PD si deve “cambiare” per forza. Come e perché è del tutto secondario, purchè si cambi. Non però per gli 8.500 agenti con i loro sindacati che si schierano subito contro il decreto. Per essere un governo “di sinistra” (ma forse solo “sinistro”) è davvero un bel colpo ritrovarsi subito con i sindacati contro, che contestano la militarizzazione del corpo, temono per la loro autonomia e criticano la decisione calata dall’alto senza tener conto degli addetti coinvolti. Il decreto legislativo, infatti, “contrariamente a quanto rappresentato nei lavori preparatori - si afferma - attribuisce le competenze del Cites (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione) in via esclusiva all’Arma dei Carabinieri. Ci troveremmo di fronte ad una palese violazione del nostro diritto amministrativo che, in tema di autorizzazione, delega tale potestà solo all’autorità civile nazionale, regionale, provinciale e comunale, ovvero all’autorità di pubblica sicurezza che la legge 121/81 attribuisce, in via esclusiva, alla Polizia di Stato”. Lo segnalano i sindacati di polizia Siulp, Siap, Silp Cgil, Ugl polizia, Uil polizia e Consap. “Di fronte ad una siffatta situazione – aggiungono i sindacati – esprimiamo la netta contrarietà e richiamiamo l’attenzione del Governo, in particolare del ministro Alfano e della ministra Madia affinché il processo riformatore non significhi lo stravolgimento delle leggi vigenti e la militarizzazione della funzione di polizia”. Il decreto determinerà il passaggio degli operatori del Corpo dallo stato civile a quello militare, una scelta che secondo gli oppositori "limita libertà e diritti di rango costituzionale". Maurizio Cattoi, sindacalista Dirfor: "Il governo aveva già previsto che la situazione si sarebbe risolta in sede giudiziale – afferma - Prevediamo migliaia di ricorsi. Questa è un’operazione fatta sulla pelle del personale, scelto scientificamente come agnello sacrificale sull’altare di questioni di potere”. Ma non sono soltanto i sindacati ad opporsi. Il provvedimento è già stato criticato dal capo della polizia Franco Gabrielli e dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che ha spiegato come il decreto spiani la strada agli ecoreati. In audizione parlamentare, il procuratore antimafia Roberti aveva detto: “Noi siamo contrarissimi alla soppressione del Corpo forestale dello Stato, perché sarebbe come togliere all’autorità giudiziaria l’unico organismo investigativo in materia ambientale che dispone delle conoscenze, delle esperienze, del know-how e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali”. Per il capo della polizia Gabrielli, l’accorpamento è “ragionieristicamente perfetto”, ma rischia di dilapidare un patrimonio di “storia”, “vissuti” e “saperi” perché “l’efficienza non si traduce attraverso una mera semplificazione“. Contrarie anche le associazioni ambientaliste. “Il rischio è che molti decidano di proseguire la loro carriera altrove, in un altro comparto della pubblica amministrazione – aveva affermato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – E il corpo perderebbe pezzi, mentre gli agenti forestali sono già sottodimensionati. In questo senso, perderebbe forza la tutela ambientale”. Di più non poteva provocare l’ultima “deforma” targata PD: un’altra renzata.
da montenovonostro |