Dall’Italia: La deportazione ai tempi di Renzi |
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Giovedì 04 Agosto 2016 16:12 |
Ci domandiamo: ma non era questa la “Buona Scuola”? Eppure così era stata pomposamente definita la “deforma” della Scuola dall’immaginifico governo sinistrorso, che una ne fa e cento ne pensa (nel senso che le altre 99 se le scorda, dopo averle annunciate e promesse, come il bonus ai 18enni, quello ai migranti, gli 80 euro ai pensionati e così via). E aveva pensato, il governo sinistrorso, che bastasse appiccicare, a un decreto qualunque, una bella
etichetta evocativa (come appunto quella che definiva la “Buona Scuola”, ma già ne aveva inventate altre per le “Buone Pratiche”, per il “Buon Governo” e via andare con tutti questi “buonismi” inconcludenti e ingannevoli), per pensare di aver risolto il problema. Questo è il mondo delle chiacchiere, che vorticheggia inarrestabile di questi tempi avanguardisti: siamo o no “ai tempi di Renzi”? Di quel Renzi che vola nell’olimpionico Brasile, mentre qui da noi esplode la rivolta dei parlamentari PD contro il referendum costituzionale d’autunno che ci regalerà la più preoccupante “deforma” costituzionale che si sia mai vista, come nemmeno ai tempi dell’odiato Berlusconi. Ma più che parlare del passato o del futuro, conviene ora guardare al presente. Che non è per niente bello. Perché il decreto governativo sulla “Buona Scuola” incomincia a dare i suoi frutti. Avvelenati, ma li dà. E sono quelli della rivolta del corpo insegnante meridionale. Prende corpo infatti la protesta dei docenti meridionali, costretti in dodicimila (dodicimila, mica uno) al trasferimento coatto nelle regioni del nord a causa degli esiti nefasti della mobilità nella scuola. Gli insegnanti sono scesi in piazza sia a Palermo che a Napoli, per manifestare il loro dissenso. In particolare a Palermo, dove ieri erano attesi il Sottosegretario Faraone e la Ministra Giannini e che non si sono più presentati, coscienti del fatto che la situazione è ormai fuori controllo, con oltre 200 persone che hanno occupato il Provveditorato agli Studi. A Napoli si sono riuniti stamattina in presidio a Piazza del Plebiscito e non sono mancati attimi di tensione: quando alcuni insegnanti si sono avvicinati alla Prefettura, con l’intento di occupare la strada, sono stati respinti dalla polizia in assetto antisommossa e una professoressa è prima caduta e poi svenuta, mentre il figlio diciassettenne di un’altra insegnante è rimasto coinvolto, suo malgrado, nella carica della polizia. Tutti a protestare contro i trasferimenti coatti, che definiscono una vera e propria catastrofe sociale della “deportazione”, conseguente all’attuazione del decreto sulla “Buona Scuola” emanato dal governo sinistrorso. Ma già, cosa c’era da aspettarsi dai tardi nipotini di quello Stalin che deportava i baltici in Siberia? Qui la “deportazione” non conduce in Siberia, ma nel Nord Italia, che certamente non è come la Siberia staliniana. Però è sempre “deportazione”. E’ la deportazione ai tempi di Renzi.
da montenovonostro |