E’ chiara da sempre la posizione di “montenovonostro” a difesa dell’Autonomia Comunale e contraria alle sciagurate proposte nazionali e regionali del PD che vuole invece la fusione obbligatoria dei piccoli Comuni sotto ricatto, oppure la non migliore fusione per incorporazione. L’abbiamo detto a chiare note e lo ripetiamo anche ora: la fusione fra piccoli Comune è il più alto tradimento dello spirito autonomistico dell’identità comunitaria locale. Purtroppo anche l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, guidata da politici del PD, si accoda a questa tendenza centralizzatrice, anche sotto gli auspici del sindaco PD di Senigallia, Maurizio Mangialardi, che, pur essendo presidente regionale dell’ANCI Marche, non difende l’autonomia dei piccoli Comuni, costretti ormai a guardare apertamente verso una associazione concorrente, l’ANPCI, Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, che invece difende l’Autonomia Comunale. Oggi, tuttavia, dobbiamo registrare con piacere un fatto nuovo: Roberto De Angelis,
sindaco di Cossignano e coordinatore regionale dei piccoli Comuni ANCI Marche, ha pubblicamente preso posizione sull’argomento con un comunicato che, seppure con un linguaggio cauto e sfumato, introduce un momento di riflessione opportuna in seno all’ANCI a proposito dell’“Associazionismo obbligatorio, le ragioni dei piccoli Comuni”, e pubblicato nei giorni scorsi con questo tutolo sul quotidiano regionale “Corriere Adriatico” di martedì 23 agosto 2016 a pagina 54, che riproduciamo integralmente e che condividiamo: “Da Corriere Adriatico di martedì 23 agosto 2016 pagina 54. Associazionismo obbligatorio, le ragioni dei piccoli Comuni. Roberto De Angelis sindaco di Cossignano coordinatore regionale dei piccoli Comuni Anci Marche. L' Anci ha chiesto di rivedere l 'impianto del decreto legge 78/2010 ma il Legislatore non ha ancora elaborato una proposta. A seguito del briefing di Cerignale e a cui hanno partecipato i coordinatori della Campania, dell'Emilia Romagna, del Lazio, della Liguria, della Lombardia, delle Marche, del Piemonte, dell'Umbria, della Valle d'Aosta e qualche amministratore locale, sono emerse, in particolare, le seguenti indicazioni che in sintesi si espongono: nonostante si è giunti alla fine del mese di agosto, purtroppo, si deve prendere atto che il Legislatore non ha ancora elaborato una proposta di legge capace di superare i deleteri effetti dell'impianto normativo creato con l'associazionismo obbligatorio dal decreto legge 78/2010. Il Coordinamento dei piccoli comuni Anci ha sottoposto all'attenzione di chi di dovere tutte le obiezioni e le plausibili proposte risolutive capaci di indirizzare il Governo e il Parlamento nella direzione di una iniziativa legislativa, superando anche la linea solo difensiva assunta dal Coordinamento fino a12012. Nel prendere atto anche delle diverse sfumature risolutive paventate dai vari ministeri interessati (riemerse anche nell'ultimo forum nazionale sulle gestione associate di giugno scorso) si suggerisce la formulazione di una nota Anci contenente una chiara vertenza politica in cui si dovrà mettere in evidenza che l'Associazione non tornerà più sul tema se non per vagliare l'ipotetica proposta del Legislatore. Pertanto spetta ora al Legislatore la responsabilità politica della scelta risolutiva e che si attende, da troppo tempo, con urgenza. Lasciarci appesi sino a Natale in questo status quo risulterebbe chiaramente inopportuno e deleterio. D'altronde l'anno scorso, dopo il Manifesto di Cagliari (e la relazione informativa del Ministero dell'Interno in Conferenza Città –Stato ed autonomie locali), fu chiesta la sospensione della normativa vigente sull'associazionismo - e non la proroga - in attesa di una riscrittura del D.L. 780, meglio ancora, di una riforma organica dell'associazionismo comunale ma poi, per motivi tecnici legislativi, è stata riproposta l'ennesima proroga in scadenza per il prossimo mese di dicembre. Alto è il rischio di ritrovarci a fine anno con l'attuale sistema normativo vigente anche in considerazione dell'attenzione che il Governo andrà a riporre sulla prossima Legge di Bilancio e sul referendum costituzionale e questo scenario preoccupa tutti gli addetti ai lavori. Non sono mancate osservazioni sugli errori tecnici normativi contenuti nelle politiche di finanza locale, nell'attuazione del bilancio armonizzato o sulle inesattezze presenti nel nuovo codice degli appalti. Sono state risollevate obiezioni sull'attuale status economico e giuridico dell'amministratore locale a fronte delle responsabilità che questi deve assumersi rispetto ad altri livelli di governo. In vista della programmazione della prossima assemblea nazionale di Bari è intenzione del Coordinamento sottoporre all'attenzione dell’Ufficio di Presidenza Anci un focus sulla vera sfida dei piccoli comuni ovvero il Controesodo (da riempire di contenuti) e quindi ragionare sul come arginare il fenomeno dello spopolamento e che interessa in particolare i piccoli comuni. Un programma articolato di azioni organiche e sistematiche capace di parlare non solo di "aree interne". E a relazionare siano anche tecnici e sindaci dei piccoli comuni. L 'auspicio sarebbe arrivare all' Assemblea di Bari per valutare insieme proposte e non promesse. Sulla nomina del nuovo Presidente Anci, al di là delle prime indiscrezioni sui possibili candidati, si è ritenuto opportuno procedere con un documento da sottoporre agli ipotetici candidati e sul quale andrà misurata la relativa sensibilità sul tema dei piccoli comuni (senza se e senza ma) per un efficace negoziato. Risulta necessario garantirsi nella prossima assemblea che il coordinatore nazionale dei piccoli comuni assuma la veste di vice presidente vicario dell' Anci o comunque partecipi all'attività dell’Ufficio di Presidenza. E’ evidente che l' Anci dovrà continuare ad interessarsi anche di città metropolitane e di aree vaste - con tutti i limiti del sistema legislativo vigente - ma questi temi non possono continuare a marginalizzare il tema dei piccoli comuni - della loro autonomia e della loro pari dignità istituzionale con gli altri - e quindi i problemi della maggioranza numerica dei suoi associati e dei quali, per il futuro, si auspica una maggiore e adeguata attenzione”. Finalmente una voce nell’ANCI a difesa dei piccoli Comuni.
da montenovonostro |