Parafrasando paradossalmente il titolo "Così parlò Zarathustra" del celebre libro del filosofo Nietzsche, che non ha niente a che spartire né con D’Alema né con noi, titoliamo il comunicato “Così parlò D’Alemultra” dopo quanto ha detto l’esponente PD ed ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema al cinema Farnese a Roma sul referendum all'Assemblea per il "No", per il quale è stato proprio un “ultrà”. E se Nietzsche sottolineava “il carattere elitario del superuomo, un’elite che non si limita a erigersi al di sopra
delle masse ma che, nella sua qualità di dominatore, ha bisogno della schiavitù delle masse come sua base e condizione”, l’ultrà D’Alema, al contrario, va all’attacco del “superuomo” e promuove la campagna referendaria per il "No" al Referendum, perché, dice D'Alema, se vince il no è la fine del "Partito della nazione" e sarebbe un bene per il PD e per il Paese. "La vittoria del no segnerà la fine dell'idea del partito di Renzi e del Partito della Nazione, un'idea dannosa”, da superuomini, cioè. Serve, ha sottolineato l'ex premier, "uno spazio di partecipazione e militanza del quale tornare a essere orgogliosi, uno spazio per i militanti di sinistra, di centrosinistra, cattolici e democratici. Noi vorremmo offrire un'occasione per ritrovarlo tutti insieme". Così parlò D’Alemultra, chiamando a raccolta non solo la sinistra e il centrosinistra, ma anche cattolici e democratici. Certo, D’Alema è di sinistra, è stato comunista ed è del PD. Tutte cose che non siamo noi, che non siamo di sinistra, ma ci sentiamo cattolici e democratici e apprezziamo quanto dice ora D’Alema, perché ha ragione. Noi non abbiamo preclusioni ideologiche. D’Alema sarà anche antipatico, ma quando ha ragione ha ragione. "La riforma riduce la democrazia" ha detto ancora D’Alema: "La riforma della Costituzione che fece Berlusconi non è molto diversa dalla riforma Renzi. Risulta quindi difficile per chi si è opposto con tutte le sue forze alla riforma Berlusconi votare questa riforma. Questa riforma riprende alcuni aspetti di quella di Berlusconi, peggiorandoli". Di più: la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale "si tengomo insieme", con un risultato preciso: "La riduzione della questione democratica a favore della governabilità, ma il tema della democrazia non può essere ridotto alla governabilità". In altre parole, NO al superuomo descritto da Nietzsche “che non si limita a erigersi al di sopra delle masse ma che, nella sua qualità di dominatore, ha bisogno della schiavitù delle masse come sua base e condizione”. "E' evidente - ha detto ancora - che se vince il no dovrà esserci una radicale revisione della legge elettorale e non ci saranno elezioni anticipate. Il governo andrà avanti o ce ne sarà un altro, non dipende da noi e non è il nostro obiettivo". Per D'Alema "tutto era stato pensato per un plebiscito personale: prima il referendum poi le elezioni anticipate. Adesso non si sa più che fare e per questo non si dice la data". Dando avvio da Roma al ‘Comitato per il No al Referendum Costituzionale del centrosinistra‘, Massimo D’Alema riassume le motivazioni che lo hanno portato a schierarsi contro la ‘Riforma Boschi’. “Questa cosiddetta riforma complica e non semplifica, riduce gli spazi della sovranità popolare e non li aumenta; tende a concentrare i poteri dell’esecutivo – afferma l’ex premier - senza adeguato contrappeso e controllo parlamentare: sono cose che i cittadini capiscono benissimo e poi assieme alla legge elettorale quella che si delinea è un’autoproduzione del ceto politico, con i consiglieri regionali diventano senatori, i deputati che in parte notevole vengono nominati dai partiti: così il potere dei cittadini si riduce moltissimo”. Alla base del fermo No di D’Alema alla riforma costituzionale, poi, c’è un’altra constatazione: “La maggioranza che ha cambiato la Costituzione non aveva il mandato per farlo. E’ una maggioranza trasformista, formata grazie alla trasmigrazione di parlamentari eletti sulla base di una legge incostituzionale” ha detto Massimo D’Alema, secondo cui “sarebbe un vizio di origine grave che costituisce un precedente preoccupante”. In tal senso, il comitato nazionale per il No serve a “demistificare la paccottiglia ideologica” della riforma costituzionale ed elettorale del governo, definita “un pastrocchio che spacca in due il Paese, che è vittima di un dibattito fasullo. Questi geni e strateghi del Nazareno – ha attaccato D’Alema – hanno fatto una legge bipolare, senza accorgersi, se si fossero affacciati alla finestra, che non c’è più il bipolarismo”. Con il sospetto che non è al bipolarismo che pensavano quegli strateghi, ma al partito unico della nazione, come incominciano a temere molti. Su quello che ha detto, noi siamo d’accordo con D’Alema e voteremo NO come lui, anche perché contro il “superuomo” così parlò D’Alemultra.
da montenovonostro |