Dispiace proprio dirlo, ma è così. C’è una componente ideologica che mantiene inalterata nel proprio DNA l’atavica rabbia classista fatta di lotta e di rivoluzione. A gente così è difficile spiegare che non è il caso di continuare a sognare la dittatura del proletariato o, in subordine, la dittatura della maggioranza. A gente cui nessun ideologo ha mai insegnato che la politica non è prassi brutale di comandare, ma scienza sociale di servire, è difficile indicare la strada della collaborazione responsabile ed
equilibrata. Che non è “lotta”, ma confronto. Non è “militanza”, ma intuizione. Non è “rivoluzione”, ma maturazione. Non è “imposizione”, ma condivisione. Non è fatta di “leggi”, ma di convincimenti. Tutte cose che si imparano, se non a scuola di partito, quantomeno alla scuola della vita, per chi ha lungimiranza. Chi ha solo teoria e ideologia, ma niente pratica e pragmatica ha difficoltà quasi insuperabili a fermarsi per tempo. Spesso ha bisogno di sbattere la bocca, per capire quanto è duro il mondo per gli ottusi. Basta guardare in televisione come sono ridotte quelle che un tempo erano le “tribune politiche” fatte di schermaglie paludate e sottili distinguo fra gentiluomini e galantuomini. Oggi gli orridi inglesistici “talk show” (come è brutto parlare una lingua straniera al solo scopo di non far capire niente al popolo) rasentano la rissa quotidiana a suon di insulti e male parole. E nessuno che riconosca mai all’avversario di avere talvolta ragione, mai. E più i personaggi sono di sinistra, più si intestardiscono a negare anche l’evidenza. Mai che si fermino prima del tempo. Anzi, prevaricano a ripetizione anche montando sopra agli avversari, scambiati sempre per nemici da distruggere. E’ da mesi e anni che la sinistra si intestardisce a difendere l’indifendibile, anche a proposito dell’immigrazione, tale definita anche se sempre più spesso assume i caratteri della invasione. Non abbiamo niente contro l’immigrazione, anche noi italiani siamo stati immigrati per secoli in altre nazioni che ci hanno accolto quando eravamo emigranti. Ed è anche giusto agevolare l’immigrazione regolamentata e controllata, anche quando non è richiesta ma subita per ospitare non solo immigrati ma anche i profughi. Ma è sbagliata la politica che sollecita comunque l’immigrazione incontrollata e incontrollabile, anche quando non è composta da immigrati o profughi, ma da clandestini e invasori con chissà quali vere intenzioni. Il “dovere di accoglienza”, che riconosciamo come imperativo non solo morale ma anche civile e sociale, non può però estendersi acriticamente e irresponsabilmente fino all’anarchia istituzionale. Non è accogliendo tutti, ma proprio tutti, anche chi non ha titolo, anche chi non “deve” avere titolo (ricordiamo quanti delinquenti evasi dalle patrie galere estere sono stati lasciati liberi di scorrazzare per l’universo mondo, come le cronache giudiziarie quotidiane dimostrano) che si dimostra equità e giustizia. Così si dimostra solo incapacità e imprevidenza, se non addirittura connivenza e complicità in traffici loschi o addirittura peggio. E’ invece cercando di rimuovere alla radice le cause dei fenomeni migratori, con interventi economici e culturali adeguati nei paesi di partenza, che si può sperare di alleviare le migrazioni, contenendole. L’esatto opposto delle politiche di accoglienza indiscriminata oggi praticate dalla sinistra, che non risolve le cause alla radice, ma lascia proliferare gli effetti, ingigantendo i problemi che produce. A politici accorti e lungimiranti non dovrebbe sfuggire la differenza. Ma sono accorti e lungimiranti i politici di sinistra che impongono a noi le loro ricette stantìe? No. L’abbiamo detto all’inizio. La sinistra non capisce mai se prima non sbatte la bocca come in Svizzera. Ora sappiamo che la Svizzera, il popolo svizzero, gli svizzeri, per il 58% non vuol sentire parlare di immigrazione nemmeno temporanea, nemmeno giornaliera, nemmeno trasfrontaliera: “Prima gli svizzeri”, hanno detto con il risultato del referendum di ieri. Non è un bel risultato: è il segno di un egoismo strisciante, che però sarebbe irresponsabile non percepire e non capire. Non basta dire, come fa la sinistra, che questo è “populismo”. E vai a vedere perché, per loro, la volontà popolare sarebbe deprecabile “populismo”, mentre professano il ben peggiore “dirigismo” ideologico di parte che impongono al popolo. Comunque sia, anche se la sinistra non l’avverte ancora, quello svizzero è un altro segnale inquietante, che si somma al muro inglese a Calais, al blocco francese a Ventimiglia, al blocco svizzero a Como, al blocco austriaco al Brennero, ai reticolati in Ungheria, Slovenia e altrove. Di fronte a questa proliferazioni di blocchi, imposti da una opinione pubblica ostile alla politiche lassiste della sinistra sulla immigrazione, c’è da considerare anche che questi blocchi non bastano a contenere la deriva elettorale verso la destra xenofoba e nazionalista, come il referendum inglese sulla Brexit, le elezioni regionale tedesche e ora il referendum svizzero dimostrano. Se continua così, a non voler comprendere i troppi segnali preoccupanti che si susseguono ormai in tutta Europa, la sinistra rischia di condurre tutti al disastro sociale. Dispiace proprio, perché di mezzo ci manda a noi. Ma la sinistra non capisce mai se prima non sbatte la bocca come in Svizzera.
da montenovonostro |