Quando si presiede un organismo associativo diversificato, come è l’Associazione regionale del Comuni marchigiani ANCI Marche, che associa quasi 250 Comuni fra grandi, medi, piccoli e piccolissimi, come fa il Sindaco PD di Senigallia Maurizio Mangialardi, ci si attenderebbe grandi doti di equilibrio, rispetto e lungimiranza. Tutte qualità che non sappiamo in quale proporzione costituiscano il suo bagaglio civile, sociale e politico ma, a colpo d’occhi, non ci sembra eccezionale. Perché, allora, ha sposato irruentemente la causa della fusione per incorporazione o della fusione obbligatoria? Non certo perché rispetta le tante anime dei piccoli
Comuni, quanto, forse, perché ha in mente solo l’idea (o l’ordine?) di partito, il suo, il PD, che più che Partito Democratico ci appare sempre di più come Partito Deformatico, nel senso che non si dà pace se non “deforma” le cose esistenti, perché, freneticamente, deve “cambiare”. Ma che il Partito Deformatico dia un ordine “di scuderia” rientrerà pure nella logica (?) delle cose, tuttavia a Mangialardi pare sfuggire che lui non è solo e soltanto un tetragono militante del PD. Lui è il sindaco e questo solo fatto gli impone di astenersi dal buttarsi a capofitto nelle battaglie politiche di parte, perché lui non deve essere uomo di parte, ma uomo di tutti, se davvero fa il sindaco, anche di quelli che non la pensano come lui, anche di quelli che non lo hanno votato, anche di quelli che non lo voteranno mai, anche di quelli che non lo voteranno più. Che, da sindaco di Senigallia, dimentichi i suoi doveri di equilibrio al di sopra delle parti e si faccia paladino di una scelta prevaricante che, se anche accontenta i suoi, certo scontenterà gli altri, assomiglia all’atteggiamento del pachiderma che entra in cristalleria e si gira attorno menando fendenti proboscidei, tanto per far capire chi comanda davvero, adesso. Ma così distrugge il patrimonio esistente, forse per far posto all’ingresso in scena di altri volteggianti e irruenti “novatori”. Tuttavia, poiché l’animo (e l’educazione) umana è quella che è, ammettiamo pure che in tanti plaudano alle sue esibizioni muscolari perché, si sa, il pesce grosso ha sempre mangiato il pesce piccolo e c’è ben poco da sperare dai rappresentati di una comunità marinara, che di pesce se ne intende ormai da lunga pezza. La cosa però è un po’ diversa quando, smessi i panni del “condottiero” marinaro, calca i panni presidenziali di tante altre realtà comunali, anche collinari e montane, che del suo discorso irruento potrebbero nemmeno condividere né premesse, né conseguenze. Passi quindi l’irruenza marinara, ma non certo il suo “presidenzialismo” oppressivo per una parte dei suoi associati. Già qui non ci siamo più. Che poi, da presidente dell’ANCI Marche, si avventuri a dare lezioni di democrazia, come quelle che sta dando in questi giorni, ci sembra non solo inopportuno, ma anche insopportabile. Dice il nostro (nostro si fa ovviamente per dire, perché non lo sarà mai se continua così e glielo anticipiamo fin da ora chiaramente: non lo vogliamo sindaco dei Comuni fusi del Misa-Nevola, non comunque a venire a comandare a Montenovo, semmai il suo partito PD dovesse arrivare a proporre anche questo). Dice dunque Mangialardi: “Le fusioni e le unioni dei comuni seguono un percorso democratico. Come recita la nostra Costituzione, la sovranità appartiene al popolo, quindi ai cittadini che, attraverso la consultazione referendaria esprimono la loro opinione sulla proposta di legge regionale concernenti l’istituzione di nuovi Comuni a seguito di fusioni”. Per cui ne deduce che se la maggioranza degli elettori voteranno per la fusione, questa si deve fare, perché questa è la “sua” democrazia. Dimentica di dire che il referendum, che riguarda due Comuni, non saranno due referendum liberi e distinti, bensì uno solo e che se anche la maggioranza degli elettori di Morro d’Alba dovessero votare massicciamente per il NO, a lui poco importerebbe, pensando che tanto la maggioranza degli elettori senigalliesi (pesce grosso) voteranno per mangiarsi il pesce piccolo (Morro d’Alba). Ma questa non è democrazia, come lui tenta di far passare: è solo la violenta legge del più forte. E non è una bella legge, tantomeno democratica. Se davvero nutrisse sentimenti democratici, dovrebbe riflettere sul concetto di “autodeterminazione popolare” e dovrebbe chiedere due referendum distinti, uno, solo a Senigallia, per chiedere ai senigalliesi se vogliono fondersi con Morro d’Alba, e un altro, solo a Morro d’Alba, per chiedere se i morresi vogliono farsi invadere e sottomettere da Senigallia. E poi rispetti gli esiti, qualunque siano, ma senza invasioni di campo, perché i contratti seri si fanno fra pari dignità libere, non con prevaricatori irrispettosi: continui pure a nuotare nel suo mare, ma lasci ai morresi l’autodeterminazione di poter continuare a nuotare liberamente nelle loro “Lacrime” dolci, anziché affogare nel mare salato altrui.
da montenovonostro |