La minoranza interna del PD, con Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, ha preannunciato il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre già alla vigilia della direzione nazionale del PD. Proprio così: l’ha detto, l’ha detto, Bersani ha detto NO. E’ un osso che gli è andato per traverso a lungo e che ha rimuginato a mezze parole ormai da tempo, lasciando intuire che alla fine, dal sì, pendeva per il NO e adesso l’ha detto. Ecchè, ce volèva ‘mbèl pò’ a dìllo? Noi è da mesi che lo diciamo e rimaniamo fermi in questa scelta, come facciamo sempre. Ammettiamo pure che ci sia al mondo chi ha bisogno di cambiare idea a ogni folata di vento: quanta gente c’è che oggi dice una cosa e domani un'altra? E che pretende anche di avere ragione sempre, sia che dica una cosa che quando dice l’esatto contrario? Noi la pensiamo un po’ diversamente, convinti che sulle cose bisogna riflettere a lungo prima, poi scegliere a ragion veduta e infine mantenere gli impegni. Le persone serie fanno così, anche quando non conviene, anche quando per questo ci si fa i nemici. Noi non consideriamo nemici nessuno, al massimo riteniamo che ci sono degli avversari. Ma anche loro vanno rispettati. Abbiamo rispettato Bersani anche quando incomprensibilmente era allineato verso il si (ma solo per disciplina di partito) e lo rispettiamo adesso che ha cambiato idea e dichiara che voterà NO. Fa bene. Farebbe meglio anche a dichiarare di essersi sbagliato quando stava dalla parte del si. Ma sarebbe pretendere troppo da uno che è nato, cresciuto e ingrassato dentro un partito che ha sempre ragione anche quando sbaglia. Ma la sinistra è fatta così, prendere o lasciare. Noi non prendiamo questa sinistra, né la lasciamo, non avendo niente da prendere né da lasciare: abbiamo le nostre idee e ce le teniamo. Non siamo né di destra e né di sinistra. Ma non siamo prevenuti. Anche a destra e anche a sinistra c’è gente che talvolta ha ragione e noi lo diciamo. Non diciamo infatti che Bersani, che è di sinistra, ha ragione adesso? Sbagliava prima, ma adesso ha ragione e gliela diamo. Sbagliava quando ancora non voleva capire l’errore della “deforma” costituzionale. Ma si sa, bisogna perdonare anche i peccatori. Benvenuto, quindi, Bersani, fra quanti, e saremo tanti, voteranno NO. Il problema adesso è convincere anche Renzi che ha sbagliato a imporre una “deforma” arruffata e pericolosa per la democrazia. Non si demoliscono le istituzioni per il solo gusto di cambiare, non si sperimenta cambiamenti senza preventive verifiche, non si spinge uno Stato all’incertezza istituzionale solo per inseguire una moda che solo tale è. Non è nemmeno la prima volta che il PD, giustamente definito Partito Deformatico, cambia e ricambia idea: l’ha fatto con la sanità, lo sta facendo con le autonomie locali. E ogni volta passa il conto a noi. Sarà ora di smetterla? Invece no. Pur di raggiungere l’obiettivo (che non si bene nemmeno quale sia, anche se ne temiamo le possibili conseguenze nazional-socialiste) il “comandotuttoio”, capo del governo, capo del partito e capo di chissà cos’altro promette: anche se la nuovissima legge elettorale Italicum, che aveva preteso testardamente di far passare a tutti i costi e che non si poteva più toccare, diceva, adesso pare che abbia cambiato idea. Cambiato idea. Eccòme no. Se non lo facesse un giorno sì e uno pure, a “cambiare idea”, che capo del “partito del cambiamento” sarebbe? A noi non ci pare che porti lontano questo modo di “cambiare”, ma per il socialista Renzi avanti si và.

da montenovonostro