Morro d’Alba: Come fa il sindaco Cinti a rimanere dove non può più stare? |
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Martedì 25 Ottobre 2016 16:29 |
Bella domanda: come fa il sindaco Cinti a rimanere dove non può più stare? E come fanno a rimanere al loro posto anche tutti quegli amministratori locali che hanno pedissequamente seguito il “diktat” del PD per fondere il Comune piccolo e farlo scomparire dalla faccia delle istituzioni? Già, come fanno? In condizioni normali e con una classe politica normale non potrebbero e, di fronte alla cocente sconfitta del loro disegno destabilizzante per il Comune (che a causa loro avrebbe potuto essere declassato a misera frazione periferica altrui, riducendo i compaesani ad essere “comandati” da un sindaco forestiero), dovrebbero lasciare il posto che non possono più occupare. Noi siamo sempre stati contrari alle dimissioni “politiche”, perché l’amministratore che è stato eletto dal popolo ha assunto un
mandato fiduciario della durata prestabilita: cinque anni. Nessuno può sottrarsi al dovere di assolvere ai doveri del mandato, salvo casi eccezionali di forza maggiore. Nessuna giustificazione politica può scusare l’abbandono dei doveri liberamente assunti. Quindi un amministratore pubblico non deve dimettersi per motivi “politici”. Ma la vicenda che lacera Morro d’Alba non ha solo un valore “politico”: ha anche un gravissimo valore “istituzionale”. Un ente locale che ha una tradizione plurisecolare di libertà e autonomia amministrativa come Morro d’Alba è stato irresponsabilmente condotto sull’orlo dell’autoannientamento. Una cosa gravissima e ingiustificabile. Un “attentato” all’integrità istituzionale e democratica dell’ente. Non poteva esserci niente di peggio per un ente autonomo. E invece sono stati gli stessi amministratori comunali a volere l’autoanniantamente istituzionale di quel Comune che avrebbero dovuto difendere e che, nonostante il motto dello stemma, non hanno saputo custodire, per fortuna bloccati dal voto referendario che ha salvato l’autonomia comunale e consente ancora di far garrire il gonfalone del Comune, con il demone rosso sconfitto e atterrato. Ecco com’è l’orrido nemico della libertà comunale, contro cui si è abbattuto inesorabile il giusto voto popolare. Ma quel voto non esprime solo avversione al progetto di fusione, ma anche avversione agli stessi promotori del progetto, che hanno sbagliato proprio tutto. Hanno provocato un danno politico e istituzionale tremendo e giustamente pagano una sconfitta memorabile: ora si ritrovano con la stragrande maggioranza dei cittadini su posizioni contrarie. Per questo non possono più rimanere al loro posto. Non hanno più la fiducia popolare. Con la testardaggine che si ritrovano, chissà cos’altro potrebbero fare, altrimenti, se dovessero malauguratamente continuare a gestire ancora così il Comune. Lascino subito il posto e consentano ad altri amministratori più saggi e moderati il compito di rasserenare la vita civile di Morro d’Alba, che loro hanno irrimediabilmente compromesso. E’ un problema di dignità, di serietà, di giustizia e di dovere civile e sociale. Perché, in tutta questa vicenda, dell’Elmo di Scipio non s’è Cinti la testa. E allora come fa il sindaco Cinti a rimanere dove non può più stare?
da montenovonostro |