Ostra Vetere: A flagello terrae motus, Libera nos Domine |
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Sabato 29 Ottobre 2016 22:14 |
Inesorabile. Tremendo. Sgomento. Il terremoto non dà pace. Scosse continue si abbattono sul Centritalia e rimbombano anche oltre i confini nazionali. Che sta succedendo? Pseudo-esperti discettano e pronosticano saccenti. Politici giungono in visita e ripartono prima della scossa successiva. Tutti promettono, ma nessuno ha la bacchetta magica. E la natura fa il suo corso, incurante delle paure e delle supponenze. Distrugge le certezze e semina panico. L’uomo del Duemila si ritrova piccolo e confuso come Duemila anni fa. Non sa più che dire, dopo aver detto tutto e troppo. Era montato in presunzione, convinto di poter dominare la natura del mondo e dei mondi: è arrivato sulla Luna, è arrivato su Marte, arriverà anche più lontano. Si sentiva un gigante, convinto di dominare tutto e di fare a
meno della natura e, addirittura misconosceva Dio. Anche adesso, che il creato pare fare le bizze, la presunzione umana non si rassegna a tornare a pensare in piccolo. Abbiamo letto la prima pagina di un giornale nazionale che titola: “Aspettiamo che Dio si calmi”. Quanta superficiale supponenza in questo titolo e che smisurata dose di presunzione appena condiscendente. Nasconde un terribile peccato di presunzione di onnipotenza. Se fossimo un po’ meno superbi, non dovremmo metterci in quella posizione di sufficiente presunzione, ma umiliarci fino alla modestia che siamo, per chiedere a Dio (altro che attendere che gli passi) di liberarci dal male, magari mettendoci nei panni dei penitenti che un tempo si inginocchiavano per le “rogazioni”, pregando umilmente: “A peste, fame, et bello, Libera nos domine. A flagello terrae motus, Libera nos domine”. Ma poiché “aiutati, che Dio t’aiuta”, non si deve nemmeno cadere nel “peccato di omissione”, pregando sì la “protezione divina”, ma preparando anche la “protezione civile” E noi come siamo messi a Montenovo?
da montenovonostro |