Dalla Provincia: E mò, come la mettiamo? |
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Giovedì 15 Dicembre 2016 16:24 |
L’abbiamo detto e ridetto più volte. Inutilmente. Non ci hanno ascoltato. Ma adesso la frittata è fatta e s’è rovesciata sul pavimento. Parliamo della Provincia, poiché nella legge “Delrio” che “deformava” anche la Provincia ci sarebbe un “buco” normativo e ora pioveranno ricorsi. Nella norma di riordino degli enti locali c’è un comma che potrebbe creare molti problemi in futuro: “In attesa della riforma del Titolo V della Carta...”, è scritto. Ma il Titolo V della Carta (la Costituzione, tanto per intenderci) può attendere molto a lungo “in attesa della riforma”, che non arriverà più dopo la solenne bocciatura del referendum. Talmente tanto sicuri, i nostri “deformatori” di
poter disporre a loro piacimento anche delle cose più serie e importanti, che non hanno pensato al caso della sconfitta. Che invece c’è stata. E sonora anche. Ma adesso si apre il “buco”. Quella sciagurata legge sulle Province, detta “Delrio” dal nome del ministro che l’ha fortemente voluta, anticipando la riforma costituzionale di Renzi le ha trasformate in “enti di secondo livello”, abolendo in sostanza le elezioni. Abolire le elezioni di un ente costituzionale è una bestemmia in democrazia: è l’anticamera della dittatura. Ma non è l’unico “buco”. È già successo con la legge elettorale detta “Italicum”, che avrebbe dovuto entrare in vigore a scoppio ritardato e non si applica al Senato: tanto Renzi aveva abolito le elezioni… Però, valendo per una sola Camera ed essendo stato bocciato il referendum, è per ciò stesso incostituzionale, perché i due rami del Parlamento vanno eletti con legge omogenea. Ora si aspetta solo che la Consulta faccia a pezzi l’Italicum. Stesso metodo, stesso fallimento pure con la riforma della Pubblica Amministrazione: siccome la Costituzione renziana riportava parecchie competenze sotto il controllo del governo centrale, la “legge Madia” delegava l’esecutivo a fare come gli pareva “previo parere” della conferenza Stato-Regioni. Ma la Consulta ha di recente ricordato al governo che, in ogni caso, serve non il “parere” delle Regioni, ma “l’intesa” secondo “il principio della leale collaborazione” tra istituzioni dello Stato, anche se molti lo dimenticano. A loro vorremmo proprio dire “state buoni che è meglio”. E mò, come la mettiamo?
da montenovonostro |