Dall’Europa: Basta con i giudici-politici e con i politici-giudici |
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Giovedì 19 Gennaio 2017 16:14 |
Non a caso tra i tre pilastri fondamentali della nostra idea di società, oltre alla Libertà e all’Autonomia, abbiamo posto la Giustizia. Non può esserci Libertà e Autonomia senza la Giustizia. Giustizia è un principio complesso. La giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani che riconosce e disciplina i comportamenti di una o di più persone secondo la legge. Per l'esercizio della giustizia deve quindi esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria. Al di là dell'azione giudiziaria istituzionalizzata, esiste poi un senso della giustizia, definito
talvolta naturale in quanto ritenuto innato, che impegna ogni singolo individuo a tenere, nei confronti dei propri simili o gruppi, un comportamento rispondente a al senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo. È in questo senso che la giustizia diventa una virtù morale, quindi privata e non codificata e istituzionalizzata, che è però di enorme portata assiologica, in base alla quale si osservano regole comportamentali che riguardano sé e gli altri nei doveri e nelle aspettative. Quando questo senso di giustizia, che è virtù morale, viene leso proprio da coloro che incarnano l'azione giudiziaria istituzionalizzata, cioè i giudici e le forze dell’ordine incaricate a presiedere alla tutela della giustizia collettiva, allora si provoca quel senso di sfiducia e ripulsa del quale avvertiamo oggi i crescenti sintomi di insofferenza. L’opinione pubblica si attende che coloro che presiedono ai compiti istituzionali della difesa della giustizia siano al di sopra delle parti e non condizionabili dalle parti. Ma è davvero così? No. Apprendere dalla stampa che troppi operatori di giustizia si fanno uomini di parte sconcerta e preoccupa, Vedere tanti giudici che si convertono alla politica e diventano parlamentari di questo o quel partito genera un senso di sfiducia e ripulsa che provoca reazione. Quanti magistrati hanno fatto carriera come uomini di partito? E quanti di loro, prima di entrare ufficialmente in un partito, erano già schierati da una parte, magari contro l’altra? Quanti di loro hanno emesso sentenze privilegiando la propria idea di parte anziché l’imparzialità della legge? E quanti si sono avvicinati alla politica di parte, prima di diventare magistrati e gestire una giustizia partigiana? Non sono domande insignificanti, che ci siamo posti più volte. Sono domande a cui adesso, finalmente, anche il Consiglio d’Europa, attraverso il Gruppo di stati anticorruzione (Greco), rende pubblico un rapporto con dodici raccomandazioni rivolte al nostro Paese, l’Italia, al fine di regolare i “conflitti di interessi politici” e salvaguardare l’integrità delle commissioni tributarie. Limitare la partecipazione dei magistrati alla politica e regolare con norme più stringenti i "conflitti di interessi" dei deputati sono le prime delle raccomandazioni impartite. Per prima cosa l’Italia deve introdurre leggi che pongano limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica e mettere fine alla possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati per posizioni negli enti locali. Ciò risponde ai principi costituzionali di separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici. Segnala infatti il Greco, l'effetto negativo che qualsiasi presunta politicizzazione della professione può avere sulla percezione che i cittadini hanno dell'indipendenza dell'intera magistratura. Che dire? “montenovonostro” è ben felice che quanto aveva a suo tempo espresso venga ora accolto anche a livelli internazionale ed europeo. Solo così il senso di giustizia diventerà davvero Giustizia, con la G maiuscola. Siamo d’accordo: basta con i giudici-politici e con i politici-giudici.
da montenovonostro |