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Home Comunità montenovonostro Dall’Italia: “Ma ci faccia il piacere”, verrebbe da dire alla Totò
Dall’Italia: “Ma ci faccia il piacere”, verrebbe da dire alla Totò PDF Stampa E-mail
Sabato 11 Marzo 2017 16:11

Dall Italia Ma ci faccia il piacere verrebbe da dire alla Totò“montenovonostro” arriva sempre prima. E’ da mesi che lo diciamo e ripetiamo. La ricerca del “politicamente corretto” a tutti i costi è un controsenso. E dopo il presidente emerito Napolitano, anche la stampa se ne accorge finalmente. Eppure la cosiddetta “cultura di sinistra” ci si è buttata a capofitto e, all’insegna di quel “cambiamento” di cui si fa strenua sostenitrice, rischia di buttare alle ortiche anche il buon gusto. Le parole sono le parole, sono le cose stesse. E le parole hanno due generi ma anche tre (che si voglia o no, riconosciuti o meno dalla linguistica, purtroppo come gli essi umani, per i quali dobbiamo prendere atto della loro travolgente (è proprio il caso di dirlo) affermazione mai sperimentata prima nella storia dell’uomo), e sono il genere maschile e il genere femminile (ufficialmente riconosciuti) e il genere neutro, anche se quest’ultimo non è comunemente riconosciuto in linguistica, salvo nelle lingue classiche antiche e in poche moderne (germaniche, slave e greco), per definire il genere morfologico che si oppone al maschile e al femminile e si riferisce perlopiù agli oggetti inanimati. Ma neutro non significa nullo. Significa una cosa diversa. Appunto, come fra gli esseri umani. Con la differenza che, nelle parole, anche il genere neutro esprime una funzione. Anzi, spesso è proprio nella “funzione” che sottende una parola che si intuisce la diversità di genere. E l’abbiamo detto più volte: “presidente”, ad esempio, (come anche sindaco, prefetto, assessore, consigliere) è una parola di genere “neutro” che si addice sia quando ad essere investito della relativa funzione è un uomo, che quando è una donna. Voler declinare secondo il genere, come vuole la sinistra ideologia corrente, dovrebbe significare che se la funzione viene esercitata da un uomo, allora lo dovremmo chiamare “presidento”, mentre se la esercitasse una donna dovremmo chiamarla “presidenta”. Con le ridicole conseguenze lessicali che ne discendono. Ma oltre al ridicolo, certa sinistra ideologia (e l’abbiamo già detto e scritto più volte) è talmente tanto ideologizzata da non capire che proprio la “declinazione di genere” è la negazione del principio di “uguaglianza di genere”, che la stessa sinistra ideologia predica a ogni piè’ sospinto. Ma come tutti i predicatori fanatizzati, predica bene, ma razzola male: vuole l’ “uguaglianza” e intanto la nega con la puntigliosa “diversità” di genere. Più contorti e controversi di così? Una illuminante descrizione del fenomeno è contenuta nell’articolo del giornale “Blitz” di ieri (https://www.blitzquotidiano.it/blitz-blog/ministra-sindaca-prefetta-rispettato-genere-si-offende-la-grammatica-2650377/). A certa sinistra ideologia “Ma ci faccia il piacere”, verrebbe da dire alla Totò.

 

da montenovonostro

 

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