Dall’Italia: Basta con i giudici-politici e con i politici-giudici |
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Venerdì 17 Marzo 2017 16:28 |
L’avevamo già detto e scritto altre volte: basta con i giudici-politici e con i politici-giudici. Cioè, è ora di interdire l’accesso alla carriera in magistratura a chi ha fatto politica e di interdire l’assunzione di cariche politiche ai giudici. Si dirà che questo è contrario all’attuale ordinamento. E’ vero, l’attuale normativa consente ai politici di diventare giudici e ai giudici di diventare politici. Ma non va bene. In uno Stato democratico che postula la “separazione delle funzioni” tra quelle legislative, esecutive e giudiziarie, è giusto e
intoccabile il principio che l’Ordine Giudiziario sia indipendente. Cioè che non dipenda né dall’Ordinamento legislativo né da quello esecutivo, né dal Parlamento né dal Governo. Ma se questo è giusto e sacrosanto, perché i giudici, se sono “separati” e “intoccabili”, si immischiamo in affari politici? Non va bene. Per la sostanza, ma anche fosse per la sola apparenza, i giudici devono essere “super partes” e non diventare uomini di parte: cioè non devono fare politica. Né prima, né durante, né dopo l’esercizio dell’attività giudiziaria. Se non fosse così, chi mai potrebbe riconoscere ai giudici quell’imparzialità di giudizio che ci si attenderebbe?. L’avevamo già scritto e detto più volte. Evidentemente “montenovonostro” arriva sulle cose sempre prima di altri. La dimostrazione di quanto sia vero ciò che diceva “montenovonostro” l’abbiamo oggi: il Senato ha votato contro la decadenza, ai sensi della “legge Severino” che vuole esclusi dal Parlamento i senatori e gli onorevoli condannati anche sono in primo grado, salvando sorprendentemente il senatore Augusto Minzolini di Forza Italia, già direttore del TG1 della Rai. Una votazione sorprendente, poiché è stata possibile solo perché 19 parlamentari del PD hanno votato contro la decadenza. Ed è una votazione sorprendete anche perché nell’identico caso del capo dello stesso partito di Forza Italia, all’epoca senatore Silvio Berlusconi, il PD votò compattamente per la decadenza. Due pesi e due misure, cui il Partito Deformatico, nelle sue ripetute e travagliate contorsioni ideologiche e politiche, ci ha ormai abituato. Ma allora, perché? Perché in due casi identici il Partito Deformatico vota in maniera differente? Appunto perché è un Partito Deformatico, cioè si “deforma” all’occorrenza. C’è una spiegazione? No. Il PD tace immusonito e non commenta. Come fa sempre quando non sa cosa dire. Salvo un solo soletto parlamentare PD, il senatore professor Pietro Ichino, giurista, giornalista, politico e docente di Diritto del Lavoro nell’Università degli Studi di Milano. Che dichiara: “Nel procedimento penale che ha coinvolto Minzolini si ravvisano delle anomalie straordinarie come quelle di un giudizio d’appello che rovescia la sentenza di assoluzione in primo grado pronunciata da un collegio di cui fa parte un giudice da 20 anni in aspettativa per carica elettiva e schierato in una forza politica opposta a quella dell’imputato (si riferisce al giudice Giannicola Sinisi che è stato senatore dell'Ulivo, ndr). In casi simili la regola vuole che il giudice si astenga e nella fattispecie invece non l’ha fatto. Per questo ritengo sia stata alterata la neutralità e terzietà che deve sempre caratterizzare l’organo giudicante. E come me lo ritiene, evidentemente, la maggioranza dei senatori”. Avrà ragione il senatore professore Ichino? A noi sembra la conferma che fare contemporaneamente il giudice e il parlamentare sia contradditorio e “pericoloso” perché, come dice Ichino, “altera la neutralità e terzietà che deve sempre caratterizzare l’organo giudicante”. Se questo è vero (ed è certamente vero) ha ragione “montenovonostro” a dire basta con i giudici-politici e con i politici-giudici.
da montenovonostro |