Dall’Italia: Un periodico controllo di idoneità |
|
|
|
Mercoledì 22 Marzo 2017 16:23 |
Benvenuti sulle posizioni in cui è giunto ormai da tempo “montenovonostro”. Peccato che abbiate tardato così tardi a raggiungerci. Da molto tempo “montenovonostro” sta spiegando il proprio terzo pilastro ideologico che è “Giustizia”, dopo “Libertà” e “Autonomia”. L’abbiamo detto e ridetto: giustizia può esserci solo quando i giudici sono davvero imparziali applicatori di leggi chiare e incontrovertibili. Ora,
in un Paese come il nostro, in cui le leggi le fa un Parlamento affollato da una casta politica squalificata e inconcludente, che produce leggi pasticciate e controverse, zeppe di arguzie e artifici, buone per “gabbare lo santo”, certo che è difficile dar loro piena e corretta applicazione. Se poi si aggiunge che una parte degli operatori di giustizia non appare francamente all’altezza del compito loro assegnato, allora le cose si fanno ancora più complicate. Qualche esempio, dopo tanti precedenti analoghi e similari: oggi un giudice di Agrigento, tale Francesco Gallegra che lavorava al tribunale penale, ora trasferito al civile e nei confronti del quale è stato avviato un procedimento disciplinare, ha contattato il pusher Antonino Di Betta che aveva con sé 25 dosi di droga per chiedergli cocaina e, colto in flagranza di reato, per tentare di "liberarsi" dagli agenti che lo avevano fermato aveva infilato la mano in tasca e tirato fuori, per mostrare, il suo tesserino di magistrato: “Sono un giudice”, aveva spiegato agli investigatori. Come se questo lo esimesse dal dovere di bene e fedelmente dare applicazioni delle legge che invece infrangeva. DI fronte a casi come questo e a casi simili sempre più numerosi, che coinvolgono magistrati in arresti e processi per aver infranto la legge, non c’è da stupirsi se, come dice una recente statistica, dei Magistrati nel ’94 il 70% degli italiani si fidava, ma ora ben il 69% di italiani pensa che “fanno politica” e che facciano male il loro mestiere. Tanto è vero che lo stesso presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, dichiara: “Penso che i magistrati non debbano fare politica mai. Però, se qualcuno decide di fare politica, bisognerebbe in qualche modo regolamentare il rientro in magistratura“. Sono le parole pronunciate a Dimartedì (La7) dal presidente dell’ANM, Piercamillo Davigo, che tuttavia precisa: “Non si può pensare di vietarglielo per legge, perché in tutti i Paesi del mondo i diritti politici si tolgono ai delinquenti ed è solo in Italia che si pensa di toglierli ai magistrati”. E’ vero, ma quando i casi di corruzione e di delinquenza aumentano oltre il limite di sopportabilità, un Parlamento serio ha il dovere di legiferare. E non può riconoscere diritti “politici” a chi deve tenersi lontano dalla “politica” per non compromettere il principio di “terzietà”, vietando ai magistrati di entrare in politica prima, durante e dopo la loro professione in Magistratura. Un Parlamento serio e una Magistratura seria (almeno una parte) divrebbe fare qualcosa. Purtroppo non è ciò che abbiamo oggi. Se, allo stesso modi di chi guida la macchina, è giustamente prevista la revisione periodica della patente, per chi assolve un compito tanto delicato nella magistratura, a tutela dei diritti di tutti i cittadini sarebbe quantomeno necessario un periodico controllo di idoneità.
da montenovonostro |