Ben magra soddisfazione arrivare primi, se il gruppo non segue. E’ quello che capita a “montenovonostro” che riesce sempre ad anticipare i temi caldi del momento, arrivando ad individuare i problemi anche con mesi di anticipo, ma solo dopo, a volte a distanza di mesi se non di anni, chi dovrebbe aver visto e provveduto arriva stancamente a prendere atto
del problema, ma non sempre a risolverlo. Fin dall’inizio della nostra attività, quattro anni fa, abbiamo indicato tre capisaldi del nostro impegno che ci sembravano prioritari su tutti: Libertà, Autonomia e Giustizia. Sulla Libertà abbiamo avuto la soddisfazione di registrare l’esito del referendum costituzionale bocciato dal popolo contro ogni tentativo di riduzione delle libertà democratiche. Sull’Autonomia abbiamo avuto la soddisfazione di registrare l’esito del referendum istituzionale bocciato dagli elettori di Senigallia e Morro d’Alba contro ogni tentativo di riduzione del potere di autodeterminazione del piccolo Comune vicino, mentre non cessa ancora il pericolo che analogo tentativo di “colonizzazione” possa essere perpetrato anche ai danni del libero Comune di Montenovo. Sulla Giustizia non possiamo ancora esprimere alcuna soddisfazione, nonostante da molto tempo abbiamo offerto spunti di riflessione approfondita su un tema che stenta ancora ad essere avvertito appieno dall’opinione pubblica e dagli organismi preposti: quello della separazione dei poteri dello Stato, dell’indipendenza e soprattutto della “terzietà” della Magistratura. L’abbiamo detto e ridetto più volte che i giudici debbono fare i giudici e basta. Cioè, debbono “applicare” le leggi, senza forzarne la “interpretazione” fino a sostituirsi all’organo preposto a legiferare, che è il Parlamento o, in casi eccezionali, anche il Governo per i provvedimenti d’urgenza e salvo successiva ratifica da parte del Parlamento, che è l’organo della sovranità popolare. L’abbiamo detto e ridetto che i giudici non dovrebbero fare politica, né prima di fare i giudici, né durante, né dopo l’assolvimento di una funzione che, per essere vera e credibilmente al di sopra delle parti, non può contaminarsi con alcuna delle parti in causa. I giudici, cioè, non devono fare i politici né diventare politici. Non vogliamo né giudici-politici né politici-giudici. L’attuale ordinamento, invece, consente questa frammistione. Che per noi deve essere eliminata. Solo così si restituirà alla funzione della Magistratura quella “apparenza” di equilibrio imparziale che l’ingresso in politica dei giudici compromette, perché anche la “apparenza” si fa talvolta “sostanza”. Nei giorni scorsi abbiamo positivamente preso atto in almeno un paio di occasioni che questi nostri ragionamenti sono stati pubblicamente esposti anche dal Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, quel giudice Piercamillo Davigo noto ai più per aver fatto parte del gruppo inquirente di Mani Pulite. Da mesi lo andavamo dicendo noi e nelle ultime settimane ha incominciato a dirlo anche lui, il Presidente Davigo, a nome del “sindacato” dei magistrati. Bene. Oggi aggiungiamo una nuova soddisfazione per una opportuna iniziativa in proposito. Il Procuratore Generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare sui magistrati in parallelo al Ministro della Giustizia, ha infatti aperto un fascicolo a carico del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatrice PD Anna Finocchiaro, per verificare la partecipazione dell’esponente del PD alla vita politica del partito. Alla Finocchiaro potrebbe essere applicato l’articolo 3 del decreto legislativo 109 del 2006 che vieta la “partecipazione a partiti politici” e il “coinvolgimento nelle attività di centri politici che possono condizionare l’esercizio delle funzioni o comunque compromettere l’immagine del magistrato”. In pratica la stessa contestazione avanzata nei confronti del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che è anche candidato alla segreteria del PD, ma anche il ministro Finocchiaro è da 28 anni un magistrato e nel frattempo ha la tessera PD, ha fatto parte del Comitato promotore per la fondazione del PD e poi della direzione nazionale di partito, fino al 2013. La sanzione disciplinare, nell’attuale ordinamento, non è prevista per i magistrati che s’impegnano in politica, venendo eletti, come è ancora loro diritto, al Senato o alla Camera dei Deputati. Diverso è il caso dei magistrati che prendono la tessera di partito. I nomi di Finocchiaro ed Emiliano, però, non resteranno gli unici al centro dell’istruttoria della Cassazione: la Procura Generale vuole fare una verifica su tutti i magistrati eletti transitati in parlamento o nelle amministrazioni locali, valutando caso per caso. Appena due giorni fa, tra l’altro, è arrivata alla Camera per la discussione la proposta di legge per regolamentare maggiormente l’impegno delle toghe in politica, ma il Parlamento non ha ancora assunto alcuna decisione. Rimane solo da dire che “montenovonostro” guarda avanti, ma si trova sempre il PD schierato dall’altra: sulla Libertà il PD voleva “deformare” la Costituzione, sull’Autonomia il PD vorrebbe “deformare” il Comune, sulla Giustizia il PD sta ancora dalla parte dei giudici-politici e dei politici-giudici di sinistra con la Finocchiaro, Emiliano, Casson, De Magistris, Violante, Di Pietro, eccetera, eccetera, eccetera. Basta, è ora di fare qualcosa. Solo adesso si muove la Cassazione ma non ancora il Parlamento.
da montenovonostro |